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Baustelle: “Fantasma Minimal Tour” al Teatro Lyrick di Assisi

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I Baustelle hanno fatto tappa al Teatro Lyrick di Assisi con il loro “Fantasma Minimal Tour” accompagnati da un quartetto d’archi. Il trio di Montepulciano ha presentato i brani del nuovo album “Fantasma” e proposto nuove versioni, più intime e meno “elettroniche”, dei loro vecchi successi.

Che i Baustelle fossero una delle poche, grandi certezze della musica d’autore italiana mi era chiaro già da qualche anno. Li avevo già visti live durante il Tour abbinato all’uscita dei “Mistici dell’Occidente” e non mi avevano delusa.

Ascoltarli dal vivo alle prese con brani storici e pezzi tratti dal loro ultimo lavoro in una delle tappe del “Fantasma Minimal Tour”, però, è stato come veder rinascere le loro canzoni sotto nuova forma.

Lo stesso Francesco Bianconi all’apertura dello spettacolo ha spiegato il senso e lo scopo di un concerto “Minimal”, in cui i brani, “spogliati” di tutti gli arrangiamenti più sofisticati e delle componenti elettroniche, riacquistano quella naturalezza e spontaneità tipica dei concerti acustici.

Il Tour “Fantasma Minimal” mira a presentare brani (vecchi e nuovi) al pubblico come se fossero nudi (“ma non completamente nudi, perché solo Rachele avrebbe il fisico per farlo!” ha scherzato Bianconi) e a rivestirli di nuove sonorità e arrangiamenti volti a creare un’atmosfera più intima, raccolta e profonda.

La scaletta ha ripercorso tutta la storia musicale dei Baustelle, con brani tratti dall’ultimo album “Fantasma” (Il futuro, Nessuno, Monumentale, Cristina, Radioattività) e dai vecchi lavori, “Sussidiario illustrato della giovinezza” (Gomma e La canzone del riformatorio), “La moda del lento” (Reclame e La moda del lento), “La malavita” (Sergio, La guerra è finita, Cuore di tenebra, Perché una ragazza di oggi può uccidersi, Un romantico a Milano e Il corvo Joe), “Amen” (L’aeroplano e Charlie fa surf).

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Al repertorio “classico” sono stati aggiunti, per l’occasione, una versione in Italiano di Lady of a certain age dei Divine Comedy (diventata, nella traduzione libera dei Baustelle, Signora ricca di una certa età) e una cover di Stranizza d’amuri di Franco Battiato.

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Talvolta le canzoni sono state precedute da brevi (ma preziose) introduzioni. Nel caso di Sergio, ad esempio, Bianconi è tornato con la mente alla giovinezza trascorsa in provincia, quando lui e i suoi coetanei si divertivano a schernire lo “scemo del paese”, rispondendo ai suoi indovinelli strampalati. Ciò senza conoscere la storia personale di Sergio, rinchiuso in manicomio nei suoi anni migliori.

Allo stesso modo il brano Il corvo Joe (come narrato dal cantante) fu ispirato dal primo “incontro” che segnò il trasferimento di Bianconi a Milano.

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Nota di colore: Francesco Bianconi, incespicando nella complessità dei suoi stessi testi, durante l’esecuzione di Gomma ha confuso due strofe della canzone, salvato in corner solo dalla prontezza di riflessi di Rachele Bastreghi.

Nell’introdurre la canzone successiva, La guerra è finita, Bianconi ha affermato: “vediamo se riesco a sbagliare il testo anche di questa”. A poco è servita l’ironia visto che il cantante, nuovamente, è stato preda dello stesso errore, uscendone, comunque, con una risata rinfocolata dall’empatia del pubblico.

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4 Comments

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  1. Interessante questa idea di “svestire” le canzoni dalle rifiniture elettroniche e proporle in versione acustica, con l’accompagnamento degli archi. I Baustelle sono sempre un passo avanti rispetto alla media italiana.

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