Misteri, miti, folklore e antiche tradizioni sono ancora vive in molti luoghi della Sardegna. Per un viaggio alternativo sull’isola, scegli di visitare la Sardegna durante le più suggestive Feste patronali, durante le celebrazioni (religiose e non) di riti millenari o in occasione di toccanti rievocazioni popolari.
Allora lasciamoci alle spalle la Sardegna dei VIP, delle spiagge affollate e delle feste mondane per farci strada in viaggio alternativo, fatto di riti antichi e di tradizioni che resistono allo scorrere del tempo.
Il borgo di Orosei, posto a metà strada fra la Barbagia e il Supramonte, si presenta quale ottimo punto di partenza per questo approfondimento a cavallo di etnografia e antropologia.
La Festa di Sant’Antonio a Orosei
Se vuoi immergerti nella cultura del fiero e antico popolo sardo, ti consiglio di recarti a Orosei, in Sardegna, in occasione della festa patronale di Sant’Antonio, celebrata dal 6 al 16 Gennaio.
Le origini della festa si perdono nella notte dei tempi e dimostrano come, sotto una verniciata di cristianesimo, respirino ancora inestirpabili riti apotropaici di natura rurale.
Nella notte dell’Epifania, infatti, gli abitanti del paese innalzano un palo di grandi dimensioni al centro di un cortile nei pressi dell’antica chiesetta intitolata a Sant’Antonio, accanto alla Torre Aragonese.
Ogni giorno tutti porteranno qui rosmarino, altre essenze aromatiche, rami di pino, frasche e piccoli tronchi d’albero, per costruire una catasta odorosa a cui verrà dato fuoco nel pomeriggio del 16 Gennaio, festa di Sant’Antonio: SantAntoni ‘e su ‘ocu, il “Santo del Fuoco”, appunto.
Per scacciare il male, dunque, basterà girare 3 volte intorno alle fiamme dalle quali sarà possibile anche trarre auspici per il futuro.
Sulla cima della catasta viene posta una croce fatta con le arance. Nonostante le fiamme altissime, la croce con le arance verrà presa d’assalto dai ragazzi più temerari.
A questo punto, dopo questo primo assaggio di paganesimo, sarai pronto per una sorta di “pellegrinaggio” in Sardegna alla scoperta delle tradizioni del Carnevale.
Il Carnevale di Lula e Su Battileddu
Dimentica Brigitte-Bardot-Bardot e A-E-I-O-U Ipsilon dei festanti Carnevali a cui sei abituato: qui si entra nel regno del mito e per farlo c’è bisogno di indossare una maschera scura.
Il Carnevale più impressionante a cui ho assistito (sconsigliato ai deboli di stomaco!) è senza ombra di dubbio quello di Lula. Sconsigliatissimo anche a vegetariani e vegani per l’uso rituale di carni animali.
Al Carnevale di Lula, paese incastonato fra i contrafforti del Monte Albo, nella Baronia più profonda, si assiste alla metamorfosi di un uomo comune nella maschera di Su Battileddu.
Su Battiledhu è l’anima della festa di Lula e in lui rivive la vittima sacrificale di arcaici riti dionisiaci. Veste pelle di pecora e capra, sul capo porta due corna e uno stomaco (si, hai capito bene!) di caprone.
Sotto le pelli, attaccato alla vita, cela un altro stomaco, questa volta di bue, pieno di sangue.
Su Battileddu cammina per le strade del paese, sferzato dalle frustate delle altre maschere col viso tinto di fuliggine (e anche a te il viso verrà sporcato di nero, se vorrai assistere al rito!), che bucano in continuazione il rumine del bovino per fertilizzare la terra col sangue che ne fuoriesce.
Alla fine, Su Battileddu morirà. Trasportato su un carro, verrà trascinato accanto a un fuoco purificatore, dove avverrà la sua resurrezione. Al termine di questa mattanza, smessi i panni della trasfigurazione mitologica, le maschere festeggeranno assieme a tutti i presenti in piazza con piatti cucinati direttamente dalle donne del paese: è questo il momento del Ballu Tundu, un tradizionale ballo sardo.
Naturalmente esistono tradizioni meno cruente di quella del Carnevale di Lula, fra le quali mi sento di citare la sfilata di Mamuthones e Issohadores del paese di Mamoiada (NU) e il Carnevale, decisamente più corale e sempre scampanante, dei Boes e Merdules di Ottana (NU).
Il Carnevale di Mamoiada: Mamuthones e Issohadores
La sfilata dei Mamuthones e Issohadores si svolge a Mamoiada ed è uno dei riti più famosi del folklore sardo.
Si tratta di una sorta di corteo (semi)religioso, durante il quale sfilano i Mamuthones, con maschera nera, abito di pelle di pecora e campanacci (Sonazos) appesi alle vesti. Questi vengono scortati dagli Issohadores, riconoscibili dal corpetto rosso e dalla maschera bianca, che indossano anche un particolare copricapo (Sa Berritta), un pantalone bianco (Carzas o Carzones) ed uno scialle (S’issalletto).
Sia i Mamuthones che gli Issohadores sfilano compiendo dei passi protocollari: i primi ogni tre passi fanno un balzello per far suonare i campanacci; i secondi eseguono dei passi di danza molto complessi, che imparano quando sono bambini.
Il Carnevale di Mamoiada è anch’esso un rito apotropaico, che serve, cioè, per scacciare gli spiriti maligni e allontanare il Male.
Il Carnevale di Ottana: le maschere dei Boes e dei Merdules
Il Carnevale di Ottana, paesino in Provincia di Nuoro, è un’altra manifestazione folkloristica molto suggestiva tra i riti popolari sardi. Le maschere lignee dei Boes e dei Merdules rappresentano ognuna un bue ed il suo padrone, figure fondamentali nella vita del passato che rappresentano la lotta tra l’uomo e la natura.
I Merdules si muovono a gruppi o soli e hanno in mano delle fruste per colpire e catturare i “buoi”; a loro volta i Boes lottano e si ribellano, scrollando ritmicamente le vesti coperte di campanacci. Passeggiando per le vie di Ottana, potresti incontrare gruppi di Merdules intenti al bivacco che potrebbero simpaticamente catturarti e non rilasciarti finché non offrirai loro da bere.
Lo stesso vale per un’altra figura tipica del Carnevale di Ottana, cioè la maschera di Sa Filonzana (letteralmente “la Filatrice”). Questa vecchietta gobba se ne va in giro, completamente vestita di nero, filando la lana. Il gomitolo è simbolo della vita di chi sta di fronte alla vecchietta: se non offrirai da bere a Sa Filonzana, lei minaccerà di tagliare il filo della tua vita. Sei avvisato!
Per saperne di più sul significato antropologico profondo di queste usanze e scoprirne i tratti in comune con le altre maschere del Mediterraneo, ti suggerisco di visitare, in ogni momento dell’anno, il Museo della Maschere di Mamoiada, davvero interessante e ben organizzato.
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