TRATTURI E TRANSUMANZA IN ABRUZZO. Itinerario alla scoperta dell’Abruzzo nascosto dell’entroterra, tra Parchi Nazionali, Tratturi e montagne incontaminate.
L’Abruzzo, seppur geograficamente situato nell’Italia centrale, è culturalmente e storicamente legato al Meridione e, per tale ragione, è convenzionalmente inserito tra le regioni del Sud Italia. Fino al 1860 l’Abruzzo ha fatto parte del Regno delle Due Sicilie e il filo conduttore che lega questa regione al Sud è presente a livello culturale, linguistico, economico e tradizionale. Il legame profondo di questa regione con il Meridione ci offre uno spunto turistico molto interessante. Luoghidavedere.it ti accompagnerà alla scoperta dell’entroterra abruzzese, in un viaggio emozionante che ripercorre le antiche vie della Transumanza.
“Settembre andiamo. È tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare.” (da I Pastori di Gabriele D’Annunzio)
La pastorizia ha rappresentato per secoli la primaria attività economica di questa regione, sin dai tempi in cui le zone montuose abruzzesi erano abitate dalle popolazioni pre-romane.
Fino a pochi decenni fa in Abruzzo la vita di paesini, borghi e città era scandita dai ritmi dell’attività pastorale e della Transumanza, una tradizione antica che la modernità ha lentamente, ma inesorabilmente, cancellato. Una tradizione che ha segnato nel corso dei secoli il territorio, la storia e la cultura abruzzese.
La dura vita dei pastori d’Abruzzo era regolata dalle leggi della montagna e dalla volubilità di un territorio aspro e imprevedibile. I pascoli d’altura, che d’Estate offrivano ai pastori e ai loro armenti un riparo sicuro, tenera erba verdissima e un clima ideale al pascolo delle greggi, in Inverno si trasformavano, infatti, in luoghi impraticabili e ostili. Fu così che furono create lunghe “vie d’erba” che, attraversando vallate e inaccessibili aree montuose, collegavano i pascoli dell’Appennino abruzzese al Tavoliere delle Puglie.
Gli antichi tracciati in terra battuta e sassi costruiti dai Sanniti e dai Romani iniziarono ad essere annualmente percorsi dai pastori e dalle pecore.
Lasciandosi alle spalle il rigido clima invernale della montagna abruzzese, i pastori conducevano a piedi gli armenti in Puglia, dove avrebbero trovato ad attenderli sconfinate distese di pascoli ed erba fresca. A far loro compagnia c’erano solo i fedeli cani da pastore e i suoni della montagna, a volte idilliaci, a volte minacciosi e terrificanti.
Le migrazioni stagionali di greggi e pastori dall’epoca pre-romana arrivano a lambire la seconda metà del 1900 (l’ultima Transumanza a piedi risale al 1968). I Tratturi sono tra le strade più antiche d’Italia. La loro larghezza massima era fissata, secondo rigide normative, a 111 metri per limitare controversie e litigi con i contadini. Un “fiume bianco” invadeva i Tratturi due volte all’anno, alla fine dell’Estate e all’inizio dell’Autunno.
Pastori e armenti seguivano il Tratturo “sulle vestigia degli antichi padri”, dall’Abruzzo fino alla Puglia e poi, in direzione opposta, dal Tavoliere di ritorno verso casa. I Tratturi principali erano tre:
- il Tratturo L’ Aquila – Foggia (il cosiddetto “Tratturo Magno”, lungo più di 200 chilometri),
- il Tratturo Celano – Foggia,
- il Tratturo Pescasseroli – Candela.
Lungo il percorso che un tempo collegava i pascoli d’altura abruzzesi al Tavoliere delle Puglie ancora oggi possiamo incontrare i rifugi costruiti dai pastori, piccoli ovili improvvisati, recinzioni in pietra, stazzi, fontane, stalle, abbeveratoi, chiese di montagna.
Le iscrizioni lasciate dai pastori, che si tratti di istruzioni per chi dopo di loro avrebbe percorso il Tratturo, di sfoghi per esorcizzare la paura e la malinconia, o di poesie scritte durante le lunghe ore di veglia a guardia delle pecore, ci raccontano una storia fatta di sofferenza, privazioni, nostalgia, fatica e solitudine.
Il Tratturo era, però, anche un vivace luogo di ritrovo e di scambio culturale, dove genti di provenienza e cultura diversa si incontravano, conversavano, scambiavano merci e oggetti, si aiutavano a vicenda e si facevano compagnia. L’esperienza della Transumanza era per molti un’occasione di socializzazione, di incontro con l’Altro, di formazione personale. Considerando la ridotta mobilità dell’epoca e le difficoltà di comunicazione tra popoli geograficamente lontani tra loro, è facile intuire quanto la Transumanza avvicinasse coloro che, seppur diversi, vi prendevano parte insieme.
Il Tratturo Pescasseroli – Candela
Il nostro viaggio sulle vie della Transumanza inizia a Pescasseroli. Dal centro turistico più conosciuto del Parco Nazionale d’Abruzzo un tempo partiva il Tratturo Pescasseroli – Candela.
In località il “titolo”, a Pescasseroli, stagionalmente si radunavano le greggi e i pastori si mettevano in cammino per raggiungere la Puglia. Alle loro spalle i pastori lasciavano mogli, figli, genitori, fidanzate, amici e una vita a cui avrebbero fatto ritorno dopo mesi di solitudine e duro lavoro. Un cippo in pietra indicava l’inizio del percorso.
Alla ricerca delle tracce lasciate dai pastori lungo i Tratturi, da Pescasseroli ci spostiamo verso Opi. Due tappe sono d’obbligo: la Val Fondillo e il sentiero che conduce sulla vetta del Marsicano. In queste aree, tra boschetti, radure e vallate, non faticheremo a trovare rifugi in pietra utilizzati dai pastori per ristorarsi o trascorre la notte al sicuro, ma anche abbeveratoi, fontane, ovili di fortuna, sentieri in terra battuta delimitati da muretti in pietra.
Il Tratturo si arrampica sui fianchi della montagna e, superata la Camosciara, raggiunge Civitella Alfedena. Non è difficile distinguerne i tratti peculiari, se si fa un po’ di attenzione.
L’antico Tratturo che dalla riserva integrale della Camosciara porta a Civitella Alfedena è un percorso entusiasmante, ideale per una giornata di trekking in montagna. Una passeggiata a cavallo può essere un buon modo per ammirare la natura selvaggia che caratterizza queste zone.
Facciamo, infine, una piccola deviazione verso Scanno. Scanno è uno dei borghi più suggestivi di tutto l’Abruzzo. All’epoca della Transumanza gli Scannesi seppero arricchirsi sfruttando la proficua attività di lavorazione della lana e il commercio della stessa.
Il fiorente borgo abruzzese guadagnò ricchezze ingenti che presto supportarono la nascita di una tra le più pregevoli manifestazioni dell’alto artigianato abruzzese, la Filigrana scannese. Gli artigiani di Scanno, ancora oggi specializzati nell’arte della lavorazione dell’oro, sono famosi in tutta la Penisola.
Il Tratturo Magno L’Aquila – Foggia
Abbandonando il Tratturo Pescasseroli – Candela, spostiamoci sull’antico Tratturo Magno che collegava L’Aquila a Foggia. Santo Stefano di Sessanio e Calascio sono due tappe importanti nel nostro viaggio alla ricerca delle reminiscenze della vita dei pastori abruzzesi ai tempi della Transumanza.
Come accaduto a Scanno, anche lungo il frequentatissimo Tratturo Magno si sviluppò una fiorente economia basata sulla lavorazione della lana. Un borgo in particolare si distinse per prestigio e ricchezza, Santo Stefano di Sessanio. Le enormi prospettive di guadagno derivanti dalla raccolta e dalla lavorazione della lana ben presto attirarono gli interessi della facoltosa famiglia fiorentina dei Medici, che qui si stabilì. A Santo Stefano di Sessanio, la lana proveniente dalla tosatura delle pecore veniva raccolta, acquistata e trattata per poi essere inviata a Napoli. Nella città partenopea la lana veniva lavata attraverso un particolare e complesso processo, e successivamente mandata a Firenze, da dove veniva commercializzata in tutto il mondo.
A breve distanza da Santo Stefano di Sessanio incontriamo un altro luogo che vede la sua storia segnata dal passaggio della Transumanza. Rocca Calascio, il celebre “castello di Ladyhawke”, prima di essere scelto come set cinematografico hollywoodiano era un avamposto militare di importanza strategica per il controllo del passaggio della Transumanza.
L’inespugnabile fortezza, posta a 1.460 metri d’altezza in mezzo alle montagne, era all’epoca essenziale per il controllo del territorio. Abbandonata agli inizi del XX secolo, quest’area montagnosa presenta ancora i segni tangibili del passaggio dei pastori e delle loro greggi.
Casupole in pietra, recinzioni improvvisate, stazzi d’alta montagna, ma, soprattutto, la Chiesa di Santa Maria della Pietà, costruita per devozione dai pastori in seguito alla vittoria contro un gruppo di temutissimi briganti attivi nella zona.
Feste, culti e riti collegati alla Transumanza
Le città e i borghi abruzzesi attraversati dai Tratturi (o, comunque, storicamente collegati alla Transumanza) ancora oggi conservano tradizioni antichissime legate alla vocazione pastorale della regione e alle migrazioni stagionali di greggi e genti verso il Tavoliere delle Puglie.
Un esempio tangibile di questa stretta connessione tra culti popolari e ritmi della Transumanza è la Perdonanza Celestiniana aquilana. La Perdonanza Celestiniana, celebrata a fine Agosto presso la Chiesa di Santa Maria di Collemaggio, è una ricorrenza religiosa che cela anche fini propiziatori in vista della partenza stagionale dei pastori e delle greggi verso la Puglia.
Sono tantissimi i riti devozionali e le feste popolari che hanno tradizionalmente luogo in Primavera, quando i pastori un tempo tornavano a casa, oppure alla fine dell’Estate, quando si avvicinava il doloroso momento della partenza.
Alcuni culti accomunano le cosiddette “civiltà della Transumanza”, come la venerazione di San Michele Arcangelo riscontrabile in molti dei paesi toccati dal passaggio della Transumanza. L’irradiazione del culto micaelico in Abruzzo è stata storicamente ricondotta proprio al passaggio stagionale dei pastori provenienti dalla Puglia che, a partire dal V secolo, “importarono” di fatto nelle terre abruzzesi le loro pratiche devozionali.
Le grotte e le chiese rupestri dedicate al culto di San Michele in Abruzzo sono numerose, quasi tutte disseminate lungo la dorsale appenninica, nelle zone interessate dalla Transumanza. Ne sono esempi la Grotta di San Michele Arcangelo a Liscia (Chieti), la Grotta di Sant’Angelo di Ripe a Civitella del Tronto (Teramo), l’Eremo di San Michele a Bominaco (L’Aquila) e numerose altre. Lo stesso vale per la diffusione capillare del culto di San Nicola di Bari nei paesini abruzzesi che, grazie ai Tratturi, avevano un collegamento diretto con la Puglia.
Allo stesso modo città separate da chilometri e chilometri condividono riti, tradizioni folkloristiche o devozioni, come accade, per esempio, per il culto dell’Incoronata di Pescasseroli e Foggia.
Nonostante la tradizione della Transumanza sia stata gradualmente abbandonata a partire dalla seconda decade del Novecento, in Abruzzo, come abbiamo visto, ne restano profonde tracce. Un viaggio alla scoperta delle genti e delle vie della Transumanza può offrirti una prospettiva nuova sull’entroterra abruzzese e sulle sue meraviglie.
Wow, che meraviglia! Complimenti di cuore per questo meraviglioso viaggio virtuale ricco di informazioni interesanti e belle foto! m’hai fatto venir voglia di partire subito per l’Abruzzo.
È inutile: i tuoi articoli mettono una gran voglia di Abruzzo! Questo articolo poi è davvero interessante e completo…non sapevo che i pastori abruzzesi portassero le greggi sul tavoliere di Puglia. I rifugi improvvisati nelle grotte mi ricordano tanto la Sardegna…questo:Abruzzo s’ha da vedere!