Itinerario completo per visitare Trieste in 1 giorno: cosa fare e vedere a Trieste, cosa e dove mangiare, come spostarsi in città, cosa vedere nei dintorni, luoghi insoliti e curiosità.
Premessa: Capire Trieste
Trieste non è solo una città di mare. Trieste è una città di mare e di frontiera e, per tale ragione, la sua storia è particolarmente complessa ed è, quindi, necessario conoscerla per capire e apprezzare al meglio la città e vivere un’esperienza di visita autentica e soddisfacente.
Da sempre punto di convergenza tra l’Occidente e l’Oriente, Trieste nel corso dei secoli ha coltivato una già forte predisposizione alla multiculturalità, assimilando tradizioni, culture, usi e costumi mediterranei, mitteleuropei e slavi.
Terra di conquiste e di insediamenti pacifici, prima di diventare città della Repubblica italiana Trieste ha cambiato spesso bandiera. Si alternarono, passando per queste strade, gli eserciti della Serenissima e quelli di Napoleone Bonaparte. Trieste fu la quarta città per importanza dell’Impero austro-ungarico dopo Vienna, Praga e Budapest. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale Trieste fu occupata dall’esercito iugoslavo per 40 giorni e divenne poi territorio Libero di Trieste sotto il comando alleato anglo-americano. Solo dal 1954 Trieste è una città dell’Italia repubblicana e questo dato ci fornisce già un’idea delle complessità storico-politiche che hanno interessato fino ad epoche molto recenti l’odierno capoluogo friulano.
Si aggiunga, poi, al rimescolamento politico quello sociale. Nei periodi di grande floridezza, soprattutto a partire dalla seconda metà del ‘700, quando Trieste diventò il porto più importante dell’Impero asburgico e porto franco, la popolazione della città aumentò in pochi decenni di 6 volte. Giunsero a Trieste immigrati istriani, dalmati, sloveni, croati, austriaci, ungheresi, serbi e greci. Non solo, anche gli Ebrei erano una potente comunità già dalla seconda metà del 1200.
Il passaggio di tutti questi popoli ha lasciato a Trieste tracce più o meno percettibili e queste eterogenee impronte, con cui verremo spesso inconsapevolmente in contatto durante la nostra passeggiata in città, arricchiranno di suggestioni e sfumature il nostro itinerario di 1 giorno a Trieste, un po’ diverso dai classici itinerari turistici ma perfetto per conoscere meglio il capoluogo friulano e la sua affascinante storia.
Itinerario di 1 giorno a Trieste
1. Strada Costiera
Percorrendo la Strada Costiera che da Sistiana porta a Barcola (il lungomare di Trieste) già si intuisce che questo viaggio non sarà banale. La vista sin da subito è inebriata delle meraviglie naturali della costiera triestina.
Davanti ai nostri occhi viene dipinto dalla natura un quadro di ineguagliabile bellezza. Il panorama spazia sul Golfo di Trieste avendo all’orizzonte il Faro di Punta Salvore in Croazia (a sinistra) e Grado e Lignano (a destra). Con la vista si può ambire ad andare ancora oltre, fino a vedere le montagne specchiarsi nel mare, nelle giornate più limpide.
2. Castello di Miramare
Alla fine della Strada Costiera, quasi all’improvviso, ci rendiamo conto di essere arrivati nei pressi della prima meta del nostro itinerario di 1 giorno a Trieste, il Castello di Miramare. Si tratta di una delle principali attrazioni turistiche della città ma fate attenzione perché NON si trova in centro ma a 8 chilometri circa da Trieste.
Il Castello di Miramare, in stile eclettico e di un abbagliante color bianco che sembra quasi luccicare nelle giornate assolate, si erge a picco su un promontorio carsico, circondato da un parco di alberi subtropicali di eccezionale rarità (ancora di più in queste zone).
Questo “nido d’amore costruito invano”, per citare Carducci, voluto da Massimiliano d’Austria, fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe, per sé e per la giovane moglie Carlotta del Belgio, fu davvero costruito invano perché Massimiliano morì prematuramente in Messico, fucilato dai rivoluzionari, mentre Carlotta, impazzita dal dolore, regredì emotivamente all’età di 6 anni e passò il resto della sua vita a giocare con le bambole, tempo in cui la tragedia non si era ancora abbattuta su di lei.
La maledizione del Castello di Miramare Una cupa leggenda avvolge il bianco Castello di Miramare: pare che chiunque vi dimori, venga colpito da una maledizione e finisca per morire tragicamente in terra straniera. Così come accaduto a Massimiliano d’Austria (ucciso in Messico), dopo aver soggiornato nel castello triestino moriranno Amedeo Duca D’Aosta (per malaria e tubercolosi in Kenya) e il generale nazista Friedrich Rainer (ucciso dai partigiani). La maledizione del Castello di Miramare colpirà anche Francesco Giuseppe I d’Austria e la celebre moglie Elisabetta di Baviera (detta “Sissi”). I coniugi, infatti, soggiorneranno come ospiti nel Castello di Miramare e successivamente perderanno il figlio Rodolfo, principe ereditario d’Austria, deceduto per morte violenta a Mayerling. La stessa Sissi, Imperatrice d’Austria, morirà tempo dopo in circostanze tragiche, assassinata a Ginevra da un anarchico. |
L’ingresso al Castello di Miramare è a pagamento (la visita è senza dubbio interessante, meglio se guidata). Per la visita al Castello di Miramare vi consiglio di prenotare online il biglietto (QUI trovate il biglietto salta-fila per il Castello di Miramare).
Tenete in considerazione che la durata di visita al castello è di circa 1 ora e mezza, alla quale va aggiunto il tempo di visita al giardino.
Se avete poco tempo potete eventualmente visitare solo il parco del castello. L’ingresso al Parco di Miramare è libero e gratuito tutto l’anno ad esclusione dei giorni di chiusura (25 Dicembre e 1 Gennaio). Vale certamente la pena fare una passeggiata nei magnifici giardini a ridosso del mare.
Nelle immediate vicinanze del Castello di Miramare c’è un apposito parcheggio a pagamento. Attenzione, però, perché nei periodi di alta affluenza è molto affollato ed entrare e uscire dal parcheggio può essere molto stressante, causa coda. La soluzione ottimale è trovare parcheggio lungo la via che conduce al castello, dove si può parcheggiare gratuitamente (purtroppo non è sempre possibile, ma tentare non costa nulla!).
La stazione di Miramare Poco conosciuta ma interessante da vedere se amate i luoghi insoliti è la piccola stazione ferroviaria di Miramare, costruita appositamente per collegare il Castello di Miramare alla Ferrovia Meridionale che metteva in collegamento Vienna e Trieste attraversando Austria, Slovenia e Italia. La piccola stazione ferroviaria è oggi ancora in funzione, anche se in decadenza e poco valorizzata. Quella di Miramare è una piccola stazione, ma rivela, nell’eleganza delle sue linee architettoniche, l’essere stata una struttura consona all’Imperial Casa asburgica. |
3. Barcola
Oltrepassato il Castello di Miramare e 3 dei 30 centri di ricerca che ospitano studenti ricercatori e docenti illustri provenienti da tutto il mondo (non per niente Trieste è stata la Capitale europea della scienza nel 2020) si arriva alla Riviera di Barcola, il posto prediletto dai triestini per fare il bagno e prendere il sole.
Non si tratta di una spiaggia, bensì di un largo marciapiede separato dalla Strada Regionale 14 solo da una lunga infilata di oleandri e tamerici.
D’estate “muli” e “mule” (così si chiamano a Trieste i ragazzi e le ragazze) in costume da bagno la attraversano per raggiungere i bar o le gelaterie situati dall’altra parte della strada o per recuperare qualche pallone sfuggito agli improvvisati giocatori. Tali attraversamenti non sono rari e rari neppure sono i tamponamenti, specialmente se ad attraversare sono le belle “mule” triestine in bikini. Prestate, quindi, la massima attenzione alla guida!
Un detto locale racconta tutto l’amore dei Triestini per la Riviera di Barcola: la vita che mi voio, xe a Barcola su un scoio (“la vita che voglio è a Barcola su uno scoglio”).
4. La Mula de Trieste
Sugli scogli del lungomare di Barcola, precisamente sullo squero del porticciolo del Cedas, potete vedere la statua bronzea della “Mula de Trieste”, che ritrae una giovane e avvenente ragazza che si sta svestendo per fare il bagno in mare.
L’opera, firmata dall’artista triestino Nino Spagnoli, è un omaggio alla bellezza delle ragazze triestine, chiamate “mule” in Triestino. Una delle varie spiegazioni dell’utilizzo di questo termine nel dialetto locale la si può cercare nel significato di “ibrido”, come lo sono i muli, ovviamente in senso elogiativo con riferimento all’incrocio di più etnie, da ciascuna delle quali è stato preso e assimilato il meglio.
5. Faro della Vittoria
Continuando il viaggio in direzione Trieste, lasciando a destra la lunga fila di capannoni e di depositi del porto franco, a sinistra sulla Collina di Gretta ecco comparire la slanciata figura del Faro della Vittoria, che dal 1927 sostituisce il vecchio Faro La Lanterna, ormai diventato obsoleto per le esigenze del porto di Trieste.
Faro La Lanterna e Bagno del Pedocin Una breve digressione va fatta proprio in merito allo storico Faro La Lanterna, che delimitava l’accesso al porto vecchio. Proprio nei pressi della Lanterna si può incontrare un’altra originalità triestina: il Bagno del Pedocin. Questo stabilimento balneare, istituito nel 1859 per volere di Maria Teresa d’Austria al fine di incoraggiare l’elioterapia e la balneazione a scopo salutista, è l’unico stabilimento in Europa dove un alto muro di cemento separa gli uomini dalle donne. Un tempo la separazione rigidissima della zona riservata agli uomini da quella riservata alle donne era stata decisa a tutela di queste ultime. La regola di dividere gli uomini dalle donne è oggi tuttora esistente e molto apprezzata dalle signore in cerca di una abbronzatura tranquilla e riservata. L’origine del nome “pedocin” (“pidocchietto”) va ricercata nel senso allargato del termine, con il senso di spilorcio, infatti l’ingresso allo stabilimento era molto economico. |
Ma torniamo al Faro della Vittoria… Inaugurato da Vittorio Emanuele III, il faro celebra la vittoria italiana sugli Austro-ungarici del 1918, come testimoniano i due proiettili nella muratura (proiettili della Viribus Unitis, la nave ammiraglia della Marina Imperiale asburgica affondata dalla Marina italiana nel 1918) e l’àncora appoggiata alla base della Statua del marinaio ignoto (àncora originale dell’Audace, la prima nave italiana ad approdare a Trieste).
“Splendi e ricorda i caduti sul mare” incoraggia la lapide dannunziana. Splende sì, il Faro della Vittoria, difatti è il secondo faro d’Italia per portata di luce. Da qui si potrà godere di una spettacolare vista, in particolare durante la Barcolana, la regata più grande del mondo, che si tiene ogni anno la seconda Domenica di Ottobre.
6. Piazza Unità d’Italia
A questo punto dell’itinerario di 1 giorno a Trieste ci spostiamo nel centro città, che esploreremo a piedi. La prima tappa nel centro storico di Trieste non può che essere Piazza Unità d’Italia, piazza principale di Trieste ed elegante “salotto della città”.
Piazza Unità d’Italia è la piazza aperta sul mare più grande d’Europa. Di forma rettangolare ed estesa su una superficie di più di 12mila metri quadrati, Piazza Unità d’Italia è aperta verso il mare su tutto un lato. Questo è il luogo ideale sia per ammirare il panorama sul mare che per scattare qualche bella fotografia.
Da non perdere in Piazza Unità d’Italia ci sono palazzi storici di notevole pregio, ma anche antiche caffetterie e ristorantini.
Tra gli edifici di pregio che fanno da perimetro al “salotto di Trieste” ne vanno citati almeno 3: il Palazzo del Municipio, il Palazzo del Lloyd Triestino e il Palazzo del Governo e Prefettura.
- Palazzo del Municipio, in stile eclettico, si staglia sulla piazza con la sua imponente Torre dell’orologio. Qui gli automi di Mikeze e Jakeze “battono” le ore colpendo la campana, scandendo così il tempo e il ritmo di vita in città. Davanti al Palazzo del Municipio di Trieste si trova la Fontana dei Quattro Continenti, risalente alla seconda metà del XVIII secolo, epoca in cui i continenti conosciuti erano 4, dato che l’Oceania non era ancora stata scoperta.
- Palazzo del Lloyd Triestino, ex sede della società di navigazione Lloyd Austro-ungarico e oggi sede degli uffici della Regione Friuli Venezia Giulia.
- Palazzo del Governo e Prefettura (già Palazzo della Luogotenenza austriaca), con la bella facciata decorata con mosaici in vetro di Murano e con gli stemmi di casa Savoia. La facciata del palazzo sotto la luce del sole al tramonto riflette un caldo bagliore dorato. Progettato dall’architetto viennese Emil Artmann, il Palazzo del Governo è riconoscibile per il raffinato porticato che sorregge una grandiosa balconata coperta.
Nella piazza troverete diversi caffè storici. Uno tra quelli più frequentati è il Caffè degli Specchi, dove potrete fare uno spuntino o gustarvi un caffè, ma fate attenzione perché ordinare un caffè a Trieste non è semplice come abbiamo raccontato nell’articolo dedicato alle 15 cose da fare e vedere in Friuli Venezia Giulia almeno una volta nella vita. Il rito del caffè a Trieste non è solo una tradizione ma parte integrante della cultura popolare triestina.
In città ci sono diversi caffè storici che meritano di essere visitati (ve ne parlerò più in dettaglio nella sezione dedicata a Dove mangiare a Trieste QUI), alcuni dei quali ancora arredati e decorati con mobilio e oggetti d’epoca.
7. Ghetto ebraico di Trieste
Spostiamoci, adesso, dalla parte opposta della Piazza Unità d’Italia. Superata la Fontana dei Quattro Continenti, attraversiamo la Portizza, l’androna che collega Piazza della Borsa con Via delle Beccherie, e ci ritroviamo in quello che fu uno dei più grandi ghetti d’Europa.
I Panduri Attraversando la Portizza alzate lo sguardo e osservate la chiave d’arco della porta, decorata con un elemento architettonico pressoché onnipresente in città: il Panduro. I Panduri erano soldati dell’esercito asburgico. Protagonisti delle secolari guerre contro i Turchi, i Panduri erano famosi per il loro coraggio ma anche per la loro crudeltà. Questi minacciosi volti di pietra, utilizzati a Trieste come elementi architettonici, avevano la funzione di scoraggiare i ladri dal cercare di entrare nelle case altrui per i loro loschi fini. |
L’area dell’ex ghetto ebraico è senza dubbio una delle cose da vedere durante un itinerario a Trieste.
Il Ghetto ebraico di Trieste venne istituito da Leopoldo I d’Asburgo nel 1693 in una zona periferica della città ma successivamente spostato nella centralissima zona compresa tra le contrade Malcanton, Riborgo e delle Beccherie, proprio dietro Piazza della Borsa. Il ghetto era chiuso e vi si accedeva da 3 porte situate a Riborgo, in Piazza del Rosario e in fondo a Via delle Beccherie. Le porte del ghetto ebraico venivano chiuse al tramonto ed erano sorvegliate da guardie cristiane. Attraverso Via Portizza ancora oggi si può accedere all’area dell’ex Ghetto ebraico di Trieste, molto apprezzata dai turisti per gli scorci urbani pittoreschi e per l’atmosfera particolarissima che la caratterizza.
È molto piacevole passeggiare tra le dedaliche viuzze del vecchio Ghetto ebraico di Trieste e fare un po’ di shopping lungo Via delle Beccherie, ancora oggi costellata di botteghe artigiane ma anche di negozi di antiquariato, di libri usati, di mobili antichi e molto altro.
Una tipica espressione triestina, far gheto (dove il termine “gheto” è sinonimo di “confusione”, “rumore” o “brusio” ed è privo di qualsivoglia connotazione negativa) ci riporta indietro nel tempo all’epoca in cui queste stradine labirintiche erano gremite di persone intente negli acquisti e nelle contrattazioni con i commercianti ebrei, circondati da un’atmosfera del tutto simile ai rumorosi, caotici e vivaci mercati di quartiere odierni.
8. Teatro romano, Arco di Riccardo e Basilica romana (Trieste romana)
La zona del ghetto di Trieste si estende proprio al di sotto del Colle di San Giusto, sede di una colonia romana della metà del I secolo a.C.: il passato romano di Trieste ci fornisce un nuovo spunto per arricchire il nostro itinerario in città.
I resti romani da non perdere a Trieste sono almeno 3: il Teatro romano, l’Arco di Riccardo e la Basilica forense.
Il Teatro romano di Trieste sorge tra la città moderna e la città “Vecia”. La particolarità del teatro sta nel fatto che vi si rappresentavano spettacolari battaglie navali: all’epoca il mare lambiva il proscenio, si trattava, quindi, di veri e propri spettacoli sul mare.
L’Arco di Riccardo è un’altra testimonianza romana che potrete vedere nel cuore di Trieste. Parzialmente inglobato in una abitazione più recente, questo piccolo arco romano è certamente meritevole di una breve sosta. Nonostante in molti credano che il nome dell’arco faccia riferimento a Riccardo Cuor di Leone, è molto più probabile che si tratti di una storpiatura del termine “cardo” (con riferimento a uno dei 2 assi viari principali delle città romane, cioè il cardo e il decumano).
Infine merita una sosta veloce l’antica Basilica forense romana sul Colle di San Giusto, un’enorme struttura civile (e non religiosa, come lascerebbe erroneamente pensare il nome “basilica”) collocata dove un tempo sorgeva l’antico Foro romano.
9. Cattedrale di San Giusto Martire
Salendo a piedi verso il Colle di San Giusto, tra viuzze contorte e stradine ripide e dissestate, si arriva in pochi minuti nel luogo dove un tempo aveva sede il Foro romano, i cui resti sono ancora ben visibili.
La Cattedrale di San Giusto Martire, principale luogo di culto di Trieste, è stata edificata in posizione panoramica sul Colle di San Giusto, raggiungibile con una piacevole camminata. Non lasciatevi ingannare dall’austera facciata in pietra arenaria e dagli esterni quasi spogli! Gli interni della cattedrale vi stupiranno per la presenza di preziosi mosaici bizantini. La cattedrale ospita anche la venerata statua di San Giusto, patrono di Trieste, ritratto con in mano il modellino di Trieste e nell’altra la palma, simbolo del martirio.
Nei pressi della cattedrale si trovano anche il Castello di San Giusto, una possente fortezza di forma triangolare dotata di bastioni (visitabile a pagamento), e le rovine dell’antica Basilica forense romana.
Dal Colle di San Giusto, ideale punto sopraelevato e panoramico, si gode di una imperdibile veduta sulla città di Trieste e sul golfo. La mirabile e ampia veduta panoramica che oggi attrae sul Colle di San Giusto decine di turisti ogni giorno un tempo era sfruttata militarmente per controllare un tratto strategico di mare.
10. Castello di San Giusto
Come ho già accennato, accanto all’antico Foro romano e alle spalle della Cattedrale di San Giusto Martire sorge un castello.
Il Castello di San Giusto, preesistente ma potenziato nei primi anni del Cinquecento sotto il governo della Repubblica Veneta a Trieste, è testimone del periodo della dominazione della Serenissima, che depredò la zona del Carso di tutta la sua vegetazione e dei suoi altissimi alberi per rifornire i cantieri navali, trasformando così l’altipiano in una landa rocciosa, arida deserta e inabitabile.
Visitando il Castello di San Giusto si possono percorrere i camminamenti di ronda, girando intorno alla fortezza e ammirando un panorama mozzafiato.
11. Cavana
A questo punto dell’itinerario a piedi alla scoperta di Trieste scendiamo di nuovo verso il mare. Percorriamo stretti vicoli dove non sempre si passa in due ma dove, in ogni piccolo slargo, spunta un atelier o un localino caratteristico. Arriviamo nella zona di Cavana, il più antico insediamento urbano di Trieste, ad appena due isolati dalle rive e oggi completamente restaurato.
Da Piazza Cavana si dipartono numerose strade, grandi e piccole, come Via del Pesce, Via della Pescheria e Via del Sale che vanno in direzione del mare (come ci suggeriscono i nomi delle strade), ma anche Via dei Cavezzeni, Via dei Capitelli e Via delle Mura che salgono verso il Colle di San Giusto. Tutta la zona è un suggestivo labirinto di vicoli e stradine, tutte pittoresche e da scoprire senza itinerari prefissati.
Quello che forse i turisti non sanno è che Cavana, essendo prossima al porto e ai magazzini, era frequentata da moltissimi uomini di passaggio e di conseguenza ospitava bordelli all’interno dei quali alcune signore offrivano la loro compagnia ai passanti a tutte le ore del giorno e della notte. Anche dopo la Legge Merlin per molti anni ancora tale attività proseguì in clandestinità. Si narra che fino al 2005 qualche signora del mestiere, ormai decisamente attempata, girasse ancora per i bar e per le numerose caffetterie di Cavana…
Una vivida descrizione delle atmosfere della zona di Cavana la troviamo in alcune poesie di Umberto Saba dedicate a Trieste, ad esempio in “Città vecchia” (1912).
Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un’oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà.
Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore.
la tumultuante giovane impazzita
d’amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s’agita in esse, come in me, il Signore.Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.Città vecchia (Umberto Saba)
12. Borgo Teresiano
Durante tutta la passeggiata nel centro storico di Trieste fermatevi di tanto in tanto ad ammirare gli innumerevoli palazzi antichi, i caffè storici, i vicoli tortuosi, le piazzette caratteristiche, così come le tante chiese che incrocerete lungo il cammino. Trieste è una città d’arte ricca di tesori, seppur relativamente piccola e ingiustamente sottovalutata dal punto di vista turistico. È praticamente impossibile citare tutti i luoghi di interesse quindi mi limiterò a segnalarvi i più importanti.
Uno di questi luoghi imperdibili è la zona del Borgo Teresiano, che ospita il Canal Grande di Trieste e la Chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo (Chiesa di Sant’Antonio Nuovo), oltre al bizantineggiante Tempio serbo-ortodosso di San Spiridione, riconoscibile per le grandi cupole azzurre e le pareti mosaicate.
Non lontani dal Canal Grande di Trieste sorgono altri edifici di culto non cattolico, a dimostrazione della larga tolleranza austriaca nei confronti di altre religioni, che favorì l’insediamento in città di popolazioni provenienti da altri Stati. Solo per citare alcuni di questi luoghi di culto: la Chiesa della comunità greco-ortodossa; la Chiesa luterana, in purissimo stile neogotico tedesco; la Sinagoga di Trieste, seconda in Europa per grandezza e ricchezza, superata solamente dalla Sinagoga di Budapest. Insomma, gli spunti di visita nel centro storico di Trieste non sono di certo pochi!
13. Molo Audace (Molo San Carlo)
La giornata e questo bellissimo itinerario di 1 giorno a Trieste si chiudono a pochi passi dal Canal Grande, presso il Molo Audace, una passerella panoramica appoggiata sull’acqua e lunga oltre 240 metri.
Quando, nel 1740, la nave San Carlo affondò proprio nel porto di Trieste, piuttosto che rimuovere il relitto, si decise di sfruttarlo come base per una costruzione. Ebbene sì, il Molo Audace (già Molo San Carlo) è stato costruito proprio sopra il relitto della San Carlo! Inizialmente la passerella era più corta ma nel corso degli anni è stata allungata, regalando ai Triestini e ai turisti una passeggiata sul mare unica al mondo, paesaggisticamente stimolante e romantica soprattutto al tramonto.
Il molo è oggi intitolato al cacciatorpediniere Audace, la prima nave della Marina militare italiana arrivata a Trieste il 3 novembre 1918. Una colonna che sostiene una rosa dei venti in bronzo commemora l’Audace con la frase: “Approdò a questo molto la R. nave Audace, prima col vessillo d’Italia – III NOVEMBRE MCMXVIII”.
“Per me al mondo non v’ha un più caro e fido
luogo di questo. Dove mai più solo
mi sento e in buona compagnia che al Molo
San Carlo, e più mi piace l’onda e il lido?”
(Umberto Saba)
Itinerario di 1 giorno a Trieste: MAPPA
Dove dormire a Trieste?
Prima di scegliere la zona e l’hotel dove pernottare a Trieste dovete prendere in considerazione 2 cose importanti.
- ZTL e parcheggi a Trieste. In centro a Trieste ci sono diverse aree a traffico limitato con ZTL. Oltre alle ZTL (Zone a Traffico Limitato) vigono anche alcune zone riservate esclusivamente ai pedoni (APU- Aree Pedonali Urbane). Se arriverete in città con l’auto, verificate che il vostro hotel abbia possibilità di parcheggio e se gli ospiti possono accedere alla ZTL per raggiungere la struttura. In alternativa dovete parcheggiare l’auto in un parcheggio a pagamento e spostarvi a piedi.
- Zone migliori per pernottare a Trieste. I quartieri di Trieste migliori per il pernottamento sono quelli più centrali, nel cuore del centro storico, in particolare Città Vecchia e Borgo Teresiano. Ovviamente questi sono anche i quartieri più turistici e gettonati, con prezzi leggermente più alti e disponibilità di camere talvolta limitata (alta stagione, ponti, festività). Prenotate con anticipo il vostro hotel a Trieste per essere certi di trovare la struttura più adatta a voi al miglior prezzo!
Se cercate un hotel in centro a Trieste date un’occhiata a queste strutture: |
Cosa e dove mangiare a Trieste (colazione, pranzo e aperitivo)
Dove fare colazione a Trieste
Partiamo dalla colazione. Sembrerà scontato ma non posso non consigliarvi di vivere l’esperienza di una vera e propria “colazione nella storia”.
Dove fare colazione a Trieste? Semplice! Scegliete uno dei numerosi caffè storici della città, luoghi di incontro di poeti, artisti, politici e personalità di rilievo della città.
Vi segnalo alcuni splendidi caffè storici di Trieste da inserire nel vostro itinerario.
- L’Antico Caffè San Marco è un caffè letterario pregno di storia. Al suo interno oggi ospita un bar-libreria, scelta che ricalca la storia di questa caffetteria dalle atmosfere viennesi un tempo luogo di incontro di intellettuali e letterati. Tra arredi liberty, grandi specchi, lampadari in ottone e tavolini in marmo, entrando nell’Antico Caffè San Marco vi ritroverete immersi in atmosfere tipiche di inizio Novecento.
- Il Caffè degli Specchi, fondato nel 1839 e unico sopravvissuto dei 4 caffè storici un tempo affacciati sulla vecchia Piazza Grande (oggi Piazza Unità d’Italia), è certamente uno dei più noti di Trieste. Frequentato negli anni d’oro da Joyce e Svevo, è il luogo perfetto per sorseggiare un caffè o per mangiare uno snack dolce a base di cioccolato.
- Il Caffè Tommaseo, aperto nel 1830 e di fatto il più antico caffè di Trieste, è noto per essere stato luogo di ritrovo non solo di scrittori e intellettuali (tra gli altri Stendhal, Saba e Svevo) ma anche di personalità di spicco del Risorgimento italiano. Una targa recita: “Da questo Caffè Tommaseo nel 1848 centro del movimento nazionale si diffuse la fiamma degli entusiasmi per la libertà italiana”.
- Il Caffè Torinese, aperto nel 1919, conserva al suo interno molti degli arredi originali e un prezioso bancone in stile Liberty illuminato da un antico lampadario in cristallo che rende le atmosfere ancor più scenografiche e sofisticate.
- Il Caffè Pasticceria Pirona, attivo sin dagli inizi del Novecento, ancora conserva antichi arredi e macchinari addirittura di fine Ottocento. Questa caffetteria-pasticceria vanta un passato di prestigiose frequentazioni: non era difficile incontrarvi Umberto Saba, Italo Svevo e James Joyce (quest’ultimo qui iniziò a scrivere il suo Ulisse). Un luogo magico, dove si respira ancora aria di passato.
Dove mangiare a Trieste: buffet, osterie e osmize
Parlando di gastronomia e pietanze tipiche triestine non posso non citare il Rebechin, che a Trieste più che un’usanza è un vero e proprio rituale.
Il termine Rebechin letteralmente significa “ribeccare” (nel senso di “mangiucchiare” o “spizzicare”) e si riferisce ad uno spuntino composto da una grande varietà di cibi veloci accompagnati da bevande. Il Rebechin un tempo altro non era che un pasto rapido di metà mattinata per spezzare le dure giornate di lavoro nel porto. Oggi, però, è diventato una tradizione tutta triestina che attraversa le generazioni e amalgama le classi sociali. Il Rebechin, lo spuntino alla triestina, è un rito sacro che accomuna e avvicina tutti gli abitanti della città. Non potete, quindi, lasciare Trieste prima di aver vissuto l’esperienza gastronomica del Rebechin di tarda mattinata o tardo pomeriggio.
Una cosa importante da sapere è la seguente: non c’è un’ora sbagliata per fare il Rebechin!
Se cercate un posto dove fare un pasto veloce o dove pranzare a Trieste sappiate che non dovete per forza recarvi in un ristorante, anzi, se volete vivere un’esperienza triestina più autentica e stimolante vi suggerisco di optare per un buffet.
Se siete stati a Venezia e avete fatto tappa presso un bacaro veneziano sapete più o meno cosa aspettarvi da un buffet triestino: un bancone ricolmo di prelibatezze tutte da gustare, accompagnate dai migliori vini della zona e da fiumi di birra (retaggio, questo, del periodo austro-ungarico).
I buffet triestini sono un tripudio di specialità mitteleuropee: bolliti misti di carne suina, salumi tagliati a coltello, crauti, salsicce, fritti di pesce o verdure. E no, non si tratta di stuzzichini, tramezzini e tartine striminzite ma di pietanze ricche, saporite e abbondanti.
Tra i piatti protagonisti dei buffet triestini vanno citati il gulash, la jota, le patate in tecia, il misto di caldaia, il liptauer, la porcina (o porzina) con contorno di crauti e, ancora, melanzane e zucchine impanate, cotechino, pancetta, salsicce di Cragno, prosciutto tagliato a coltello accompagnato con cren e senape, würstel e birra a profusione. Prima di ordinare, ricordate che i bolliti alla triestina possono essere anche consumati in versione panino, insaporiti con senape, cren e crauti. Una vera sorpresa!
Tra i buffet migliori di Trieste ci sono:
- Buffet Da Gildo,
- Vecio Buffet Marascutti 1914,
- Buffet da Pepi,
- Buffet L’Approdo.
Se al posto del buffet preferite un’osteria tipica dove vengono serviti piatti tradizionali friulani e triestini, segnate in lista:
- Osteria da Marino,
- Antica Hostaria da Libero.
Ultime, ma non per importanza, le Osmize. Ma di cosa si tratta? Le Osmize sono delle piccole aziende agricole dove è possibile consumare pasti genuini e a chilometro 0 direttamente nel luogo dove gli ingredienti delle pietanze o i vini vengono prodotti.
Mangiare in una Osmiza è un’esperienza molto particolare. Il pasto è basato su vini e prodotti del territorio. Le pietanze sono semplici e i piatti sono “freddi” (o, al massimo, preparati al mattino). Vi verranno serviti salumi, insaccati, formaggi, uova, sottoli e sottaceti. Il buon vino in tavola non manca mia: ricordatevi che vi trovate nelle terre dei vitigni Terrano, Vitovska o Malvasia!
Spesso le Osmize sono ospitate nelle case o nelle cantine dei contadini, spazi di norma privati ma aperti in alcuni periodi dell’anno per non più di 8 giorni, come vuole la tradizione. L’apertura dell’Osmiza viene segnalata appendendo una “frasca” lungo le vicine strade di passaggio o nei pressi dell’ingresso dell’Osmiza, proprio per segnalare alle persone che si può entrare per consumare i prodotti della casa.
Se siete alla ricerca di una Osmiza aperta nei giorni della vostra visita a Trieste, vi consiglio di consultare l’apposito sito (Osmize.com).
Dove fare l’aperitivo a Trieste
Se volete fare un aperitivo a Trieste avrete ampia possibilità di scelta tra gli ottimi vini locali, di norma accompagnati da stuzzichini e snack salati di ogni sorta.
Il re dell’aperitivo a Trieste è, però, senza alcun dubbio lo Spritz, rigorosamente preparato con vino bianco, acqua frizzante, ghiaccio e limone, quindi “bianco” e non “rosso”. La versione dello Spritz con l’Aperol è meno diffusa quindi, se volete ordinare uno Spritz “rosso”, dovete specificarlo altrimenti vi verrà servito lo Spritz “bianco”.
Due locali dove fare un aperitivo a Trieste di buon livello sono:
- il Gran Malabar, apprezzabile per la carta con più di 60 etichette di vini del Carso e del Collio;
- l’Urbanis, locale dall’atmosfera gradevole con buone proposte per l’aperitivo (meritano menzione le raffinate decorazioni a mosaico del locale, tra le quali spicca la Bora che soffia).
L’invenzione dello Spritz Ai tempi della dominazione austriaca, molti soldati asburgici trovavano i vini bianchi locali al naturale troppo forti. Da qui l’abitudine di “allungarli” con dell’acqua gassata per rendere il sapore del vino più leggero e bevibile. Il nome odierno del drink, Spritz, deriverebbe proprio dal termine spritzen (cioè “spruzzare”). Lo Spritz bianco è un’invenzione austro-ungarica mentre la versione rossa ha diverse declinazioni: le più note sono quella con l’aggiunta di Aperol (Padova) e quella con l’aggiunta di Select (Venezia). |
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