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Bill Emmott e Annalisa Piras al Festival del Giornalismo di Perugia

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Come da programma, il 25 Aprile 2013 il Festival del Giornalismo di Perugia ha ospitato la proiezione del controverso documentario “Girlfriend in a Coma”, di Bill Emmott e Annalisa Piras.

Nonostante il documentario tratti temi molto più che attuali (nonché basilari per capire l’Italia di oggi ed il sistema politico che la sta portando alla rovina), “Girlfriend in a Coma” sta vivendo un’esistenza travagliata a causa dell’impossibilità di essere proiettato nelle sale italiane attraverso i circuiti di distribuzione tradizionale.

La ragione? La prima scusa ufficiale è stata fornita ai “censori” dal periodo in cui era prevista la proiezione ufficiale, cioè il 13 Febbraio 2013, quando l’Italia era in piena campagna elettorale. Giovanna Melandri disse no, questa proiezione non s’ha da fare.

Da allora in poi il documentario è stato sostanzialmente ignorato e volutamente dimenticato da tutti i media tradizionali, scatenando l’ira dell’opinione pubblica.

Con una petizione firmata da più di 30.000 persone, la proiezione di “Girlfriend in a Coma” è stata richiesta a gran voce e qualcosa si è mosso. Purtroppo se ti stai chiedendo se vedrai mai il documentario nei cinema, puoi metterti l’anima in pace. La risposta è no.

E’ così che, in una sorta di pellegrinaggio anti-censura che sta toccando numerose città di Nord, Centro e Sud Italia, la coppia di giornalisti che lo ha scritto e girato è approdata anche al Festival del Giornalismo di Perugia.

Annalisa Piras, che ha lavorato in passato per L’Espresso e per LA7, e Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, hanno presentato “Girlfriend in a Coma” a Perugia ricevendo diversi minuti di applausi alla fine del film.

La fila lunghissima fuori dalla Sala dei Notari di Perugia, dove sono stati allestiti l’incontro con Bill Emmott e Annalisa Piras e la successiva proiezione del film, è indicativa dell’interesse che “Girlfriend in a Coma” ha generato. Anche Beppe Severgnini non ha resistito alla tentazione di sbirciare, e alla fine si è seduto tra il pubblico a guardare il documentario.

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Il documentario, il cui titolo è ispirato ad una canzone degli Smiths, “Girlfriend in a Coma”, paragona l’Italia ad una fanciulla splendida e un tempo piena di vita, ormai in stato comatoso.

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Inutile dire che la proiezione al Festival del Giornalismo di Perugia del documentario “Girlfriend in a Coma” è stata toccante nonché simbolica, perché per rendere il Paese migliore è fondamentale che ai giornalisti sia dato modo di fare il loro mestiere liberamente, senza censure, pressioni, imposizioni.

E’ anche così che potremo risvegliare il Paese dal suo vergognoso coma, opponendoci alla Mala Italia, sostenendo la Buona Italia e disprezzando gli Ignavi che la stanno portando alla rovina.

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10 Comments

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  1. Ne avevo sentito parlare, ma qui ho approfondito meglio. Il Festival del Giornalismo fa onore a Perugia, che era conosciuta solo per l’Eurochocolate, una vera schifezza consumistica! Grazie mille

  2. Ho sentito parlare di questo documentario ed è una vergogna che non lo si possa vedere nei cinema. Vai con il download, allora. W il web!

  3. Questi documentari dovrebbero essere più pubblicizzati e soprattutto non censurati. E’ sempre la solita storia… come i servizi di Report e le richieste di risarcimenti milionari, oppure i comici epurati dalla Tv. Per fortuna esistono ancora eventi come il Festival del Giornalismo di Perugia. Un’eccellenza!

  4. Sarebbe giusto che i giornalisti venissero lasciati liberi di dire e scrivere quello che pensano, senza limiti o influenze esterne. Ha più valore una informazione libera che una pilotata da qualcuno che la commissiona. Comunque, secondo me, sono “tutti comunisti”… eheheh

  5. Ho sentito parlare del Festival del giornalismo di Perugia, bello che gente del settore si possa riunire e parlare di argomenti veri e seri, sperando che anche l’uomo comune ne venga a conoscenza!!!

  6. Non sapevo di questa censura..e vergognoso che ci siano per un docufilm girato da 2 giornalisti importanti come la Pirad e soprattutto Bill Emmott. Figuriamoci cosa accade per i giornalisti meno famosi… che tristezza!

  7. Scusa la mia ignoranza in materia,ma non conosco e non ho mai sentito parlare di questo documentario, certo che però sarebbe interessante vederlo. Anch’io sono contro la censura finchè non si sconfini nella maleducazione, o ben altro.

  8. Questo documentario non s’ha da far girare! Si vede che risulta scomodo a qualcuno e allora, a maggior ragione, dovremmo vederlo! 🙂

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