Dal 20 Marzo al 31 Agosto 2014 le Scuderie del Quirinale accolgono una mostra dedicata a Frida Kahlo, con più di 160 opere esposte tra quadri, disegni, bozzetti e fotografie.
Io l’ho visitata approfittando del ponte del Primo Maggio e, nonostante la lunga fila per entrare e le sale letteralmente invase dalla folla, la consiglio vivamente.
Frida Kahlo (1907‐1954), con il tempo diventata per tutti semplicemente “Frida”, è probabilmente la più famosa artista messicana del XX secolo.
La sua opera è il risultato di uno dei rapporti vita-arte tra i più emozionanti, espressivi e coinvolgenti di tutti i tempi. Il percorso artistico di Frida Kahlo, anche a causa delle sue intersezioni con il fervente periodo post-rivoluzione, ha avuto ripercussioni sulla vita culturale e politica del Messico, ha incarnato il punto di partenza dei primi impulsi femministi e ha estrinsecato le controversie sul rapporto tra identità messicana e schiaccianti influenze straniere.
La mostra di Frida Kahlo alle Scuderie del Quirinale (Roma)
La mostra alle Scuderie del Quirinale si articola in diversi tappe, tutte parte di un percorso (non sempre cronologico) in cui si cerca di esplorare tutte le sfaccettature della complessa poetica pittorica di Frida Kahlo.
Non solo autoritratti in mostra a Roma, ma anche opere minori, quadri di Diego Rivera e altri artisti coevi, fotografie, disegni, pagine del diario di Frida e il corsetto ortopedico in gesso decorato dalla pittrice come ad esorcizzare la sua condizione di sofferenza fisica e di infermità.
L’autoritratto, mezzo espressivo prediletto da Frida Kahlo, è protagonista della mostra. La scelta di concentrare l’esplorazione pittorica su sé stessa fu dettata dalle numerose ore che la pittrice trascorse a letto in virtuale isolamento a causa di una lunghissima convalescenza. Dagli autoritratti traspare lo sforzo dedicato ad una minuziosa indagine sul proprio Io, sulla solitudine umana e sul dolore individuale ma allo stesso tempo universale. L’autoritratto diventa, quindi, una sorta di “icona sacra” alla quale vengono attribuiti sempre nuovi e profondi significati.
Ovviamente l’esposizione è satura di riferimenti alle vicende autobiografiche di Frida Kahlo, inesauribili fonti di ispirazione per la pittrice: l’incidente sull’autobus del 17 settembre 1925 che la costrinse ad una vita di dolore e precarietà fisica; l’incontro e il successivo matrimonio (tormentatissimo) con Diego Rivera; la vita bohemien; il trasferimento negli Stati Uniti e il ritorno in Messico; l’ottenimento dell’agognato riconoscimento artistico in patria; l’aggravamento di salute e l’incombere della morte.
Unica pecca, le opere di Frida Kahlo in mostra alle Scuderie del Quirinale rappresentano una visione parziale, marcatamente influenzata dalla “mano” della curatrice, Helga Prignitz-Poda, del mondo interiore e figurativo dell’artista. Mancano alcune delle opere fondamentali del percorso artistico di Frida Kahlo, primo fra tutti il capolavoro Le due Frida (1939).
Inoltre, la sensazione di trovarsi in una sorta di “fast-food dell’arte”, dove si entra, si “consuma” e si esce (salutati da signorine ben vestite e sorridenti incaricate di distribuire campioncini di fondotinta del marchio sponsor della mostra) non può fare a meno di accompagnarti mentre, recandoti verso l’uscita, sei costretto a lottare fisicamente con la ressa di visitatori diretti al negozio di gadget e souvenir per acquistare spillette, quaderni, magneti, grembiuli da cucina e tazze con impressa l’effige di Frida Kahlo o una delle sue opere più famose. Questa è la triste contropartita di una mostra che sin dai primi giorni di apertura ha fatto parlare di sé, sia per il forte impatto sull’opinione pubblica che un’icona come Frida Kahlo sempre comporta, sia per il numero impressionante di opere esposte, più di 160 (alcune più famose di altre e, diciamolo, alcune più significative e attinenti di altre in relazione al percorso museale realizzato nelle Scuderie del Quirinale).
Tirate le somme, però, la possibilità di guardare con i propri occhi, a pochi centimetri di distanza, i quadri, i disegni, i bozzetti preparatori, le pagine dei diari e alcuni dei più grandi capolavori di Frida Kahlo, non è cosa da tutti i giorni. Ben venga, quindi, visitare la mostra, conservando, però, un occhio critico e dedicando un dovuto approfondimento alla poetica dietro al percorso artistico di Frida.
Frida Kahlo: accenni biografici per prepararsi alla mostra
Frida Kahlo nacque a Coyoacán, in Messico, nel 1907 anche se lei sempre dichiarò di essere nata metaforicamente nel 1910, anno della Rivoluzione Messicana.
Vittima di un terribile incidente mentre viaggiava su un autobus, riportò tre fratture al bacino, la sua gamba destra si ruppe in undici punti e un corrimano di metallo le trapassò il corpo all’altezza del fianco sinistro uscendo dai genitali. Da quel momento la sua vita muterà drasticamente. Essendo a stento sopravvissuta all’incidente e alle operazioni chirurgiche ad esso conseguenti, Frida Kahlo fu costretta per lunghi periodi a letto e cominciò a dipingere per sconfiggere la noia e avere una occupazione che la distogliesse dal costante dolore fisico.
L’incontro e il successivo matrimonio con Diego Rivera, controverso e all’epoca famosissimo artista messicano, cambierà la vita di Frida proiettandola in un mondo dai forti connotati politici.
Frida Kahlo, ripetutamente tradita dal marito, a sua volta ebbe numerose relazioni extraconiugali, con donne e uomini. Grazie alla posizione del marito e, successivamente, alla fama raggiunta in patria e all’estero, ebbe modo di frequentare personalità di spicco dell’epoca, come André Breton e Lev Trotsky, e fu immortalata da importanti fotografi, come Tina Modotti e Nickolas Muray. Quest’ultimo, con il quale Frida Kahlo ebbe una relazione d’amicizia (e brevemente anche sentimentale), fu pioniere della fotografia a colori e scattò all’artista messicana alcune delle sue fotografie più iconiche, sperimentando con i filtri fotografici ancor prima dell’invenzione della pellicola a colori.
Tra tradimenti, litigi e temporanee separazioni, Frida e Diego restarono uniti fino alla fine. Frida morirà a soli 47 anni nella ormai leggendaria Casa Azul, oggi trasformata in un museo dedicato all’artista.
Le opere di Frida Kahlo esposte nelle Scuderie del Quirinale
L’esposizione alle Scuderie del Quirinale si apre con uno dei capolavori più evocativi e profondi del repertorio pittorico di Frida, l’Autoritratto come Tehuana (o Diego nei miei pensieri o Pensando a Diego) del 1943, dove lei si dipinge con l’abito tradizionale delle donne tehuane. Sulla fronte, come un terzo occhio, c’è il ritratto di Diego Rivera, a cui si rivolge il pensiero dell’artista, tanto penetrante da metter su radici ed irradiarsi tutt’intorno in un intrico di raggi bianchi.
Nella sala successiva, accanto ad un ritratto datato 1928 del primo fidanzato di Frida, Alejandro Gómez Arias, che era con lei sull’autobus al momento dell’incidente, è esposto l’Autoritratto con abito di velluto, del 1926, dipinto come regalo proprio per Alejandro.
Nello stesso spazio espositivo sono raccolte anche le opere in cui gli influssi del Futurismo, dello Stridentismo e del Cubismo si manifestano più palesemente: il Ritratto di Miguel N. Lira (1927), Due donne, Erminia e Salvadora (1928) e il Ritratto di Miriam Penansky (1929). Gli ultimi due quadri vengono esposti per la prima volta al pubblico proprio in occasione della mostra alle Scuderie del Quirinale.
Dopo essersi sposata con Diego Rivera, Frida si trasferisce con il marito negli Stati Uniti, dove per la prima volta si immerge nella vivacità, nel caos e nell’ostentata modernità delle metropoli americane. San Francisco, New York e Detroit la turbano e stimolano allo stesso tempo e proprio dall’analisi del contrasto tra il Messico e gli Stati Uniti nascerà in Frida una irrefrenabile spinta espressiva.
I capolavori Autoritratto al confine fra il Messico e gli Stati Uniti d’America (1932) e Il mio vestito è appeso là (1933) appartengono a questo periodo di riflessioni sulla sua identità messicana in rapporto all’Altro, agli Stati Uniti, che per Frida Kahlo e, soprattutto, per il marito rappresentarono un fallimento. Diego Rivera, che aveva ricevuto l’incarico di dipingere un enorme murales nel Rockefeller Center di New York, fu criticato per l’inserimento di un ritratto di Lenin nell’opera, che fu rifiutata dal committente e distrutta poco dopo.
A Detroit, nel 1932, Frida Kahlo subì una nuova e traumatica mortificazione fisica: un aborto. L’elaborazione di questa dolorosa esperienza risultò nella realizzazione del quadro Henry Ford Hospital, il cui bozzetto è esposto all’interno delle Scuderie del Quirinale. Con l’amica Lucienne Bloch, Frida Kahlo esplorò ancora il tema della perdita del figlio in Frida e l’aborto, litografia di cui sono presenti tre bozzetti.
Il percorso nelle Scuderie del Quirinale continua con altri autoritratti: lʹAutoritratto con collana di spine e colibrì (1940) è il fulcro della sala dedicata al rapporto di Frida Kahlo con il Surrealismo.
Ispirato al dipinto Winged Domino del surrealista inglese Roland Penrose (in mostra c’è il disegno preparatorio), l’Autoritratto con collana di spine e colibrì rielabora il tema del tormentato rapporto coniugale con Diego Rivera. L’intreccio di rami nasconde le iniziali di Frida e del marito (DR e FK) e la pettinatura a forma di otto rovesciato, simbolo dell’infinito, vuole rimarcare l’indissolubilità della promessa coniugale.
Al piano di sopra altri capolavori dell’artista messicana, esposti accanto ad opere minori a firma sua e del marito. Oltre al bel Ritratto di Marucha Lavín (1942), che evoca i tondi con le Madonne tipici del Rinascimento italiano, e ai due ritratti (contrapposti) di Natasha Gelman, uno malizioso e irriverente firmato da Frida e l’altro sensuale e provocante realizzato da Diego Rivera, merita particolare attenzione l’Autoritratto con scimmie (1943).
Nel 1942 Frida Kahlo inizia ad insegnare presso lʹaccademia “La Esmeralda” e subito raccoglie attorno a sé un piccolo gruppi di studenti che iniziano a farsi chiamare “Los Fridos”. Nell’Autoritratto con scimmie Frida, al centro, si dipinge in un atteggiamento fiero e rigoroso, circondata da quattro scimmiette adoranti che, ironicamente, rappresentano i suoi studenti.
Gli studenti di Frida non erano molti: i suoi “fedelissimi”, Guillermo Monroy, Arturo García Bustos, Arturo Estrada e Fanny Rabel, compaiono in una fotografia dell’epoca esposta nelle Scuderie del Quirinale tra gli scatti che arricchiscono il percorso espositivo.
Frida Kahlo oltre ad essere una delle più importanti figure artistiche del Novecento è anche una vera e propria icona del XX secolo. Il “personaggio” di Frida è stato sapientemente creato da lei, che amava mettere in scena sé stessa non solo attraverso gli autoritratti ma anche lasciandosi immortalare dai più importanti fotografi del suo tempo. Tina Modotti, Edwards Weston, Manuel Alvarez Bravo, Gisèle Freund, Martin Munkácsi, Immogen Cunningham, Fritz Henle, tutti ebbero l’onore di fotografare la pittrice, anche se gli scatti che più ebbero un impatto sul ruolo di Frida Kahlo come figura iconica del suo tempo furono le fotografie di Nickolas Muray.
All’interno delle Scuderie del Quirinale sono esposti, accanto ai quadri di Frida Kahlo, numerosi scatti di Muray, tra i quali spicca la fotografia Frida sulla panchina Bianca, New York, 1939, apparsa sulla copertina di Vogue e divenuta emblematica.
All’interno della mostra sono anche presenti gli scatti fatti dal fotografo colombiano Leo Matiz all’interno della Casa Azul, che raccontano una Frida più familiare e “domestica”.
La mostra alle Scuderie del Quirinale si avvia a conclusione con quadri che palesano la ricchezza di significati racchiusa nelle opere di Frida Kahlo. Nelle sale successive sono esposti capolavori come Lʹabbraccio dellʹamore e dellʹuniverso, la terra (Messico), io, Diego e il signor Xólotl (1949), in cui Frida tenta di dare voce al suo desiderio di conciliare l’opposizione insanabile tra lei e Diego Rivera, e Mosè o Nucleo Solare (1945) in cui eroi, divinità, santi e figure allegoriche sono allineati a protezione di un bambino, moderno Mosé, minacciato da forze cosmiche ostili.
Lo stesso tema ricorre sul corsetto ortopedico (anch’esso esposto nelle Scuderie del Quirinale) dipinto da Frida Kahlo attorno agli anni Cinquanta mentre lo indossava per sostenere la malandata colonna vertebrale. L’iconografia del sole e della luna posti a protezione di un feto si abbina ai riferimenti al comunismo come la falce e il martello e alle formule magiche e esorcistiche iscritte su questa armatura-prigione che avrebbe dovuto proteggere il bambino mai nato di Frida.
La salute della pittrice, negli anni Cinquanta, si deteriora sensibilmente. Sono di questo periodo gli ultimi autoritratti e numerose nature morte, che nascondo i presagi di una morte incombente. Nell’Autoritratto dentro a un girasole (1954), ultimo dipinto ad olio realizzato dalla pittrice, Frida è un girasole appassito con il capo chinato mentre il sole tramonta alle sue spalle. Le pennellate stentate segnalano un aggravamento di salute ormai insostenibile.
Il disegno a matita dell’Autoritratto con colomba e lemniscata (1954) fa da chiusa alla mostra ed è ritenuto lʹultima opera d’arte realizzata da Frida Kahlo. Il tema della colomba, come poi appurato dagli scritti rinvenuti tra le pagine del diario personale dell’artista risalenti a questo periodo, fa riferimento ad una poesia di Rafael Alberti del 1941 intitolata La paloma.
E’ con questi versi che Frida Kahlo decide di accompagnare la sua “uscita di scena” e con i quali la mostra alle Scuderie del Quirinale con ragione si chiude.
La paloma
Se equivocó la paloma,
se equivocaba.
Por ir al norte fue al sur,
creyó que el trigo era agua,
se equivocaba.
Creyó que el mar era el cielo,
que la noche la mañana,
se equivocaba, se equivocaba.
Que las estrellas, rocío,
que la calor, nevada,
se equivocaba, se equivocaba.
Que tu falda era tu blusa
que tu corazón su casa
se equivocaba, se equivocaba.
Ella se durmió en la orilla,
tú en la cumbre de una rama.
La colomba
Si sbagliò la colomba.
Si sbagliava.
Per andare a nord finì a sud.
Credette che il grano fosse acqua.
Si sbagliava.
Credette che il mare fosse il cielo;
e la notte, mattina.
Si sbagliava, si sbagliava.
Credette che le stelle fossero rugiada;
e il calore, nevicata.
Si sbagliava, si sbagliava.
Credette che la tua gonna fosse la tua blusa
e il tuo cuore la sua casa.
Si sbagliava, si sbagliava.
Lei si addormentò sulla riva.
Tu, sulla cima di un ramo.
***
Frida Kahlo
20 marzo – 31 agosto 2014
Scuderie del Quirinale
Via XXIV Maggio 16, Roma
Orari
Domenica – Giovedì dalle 10.00 alle 20.00
Venerdì e Sabato dalle 10.00 alle 22.30
La biglietteria chiude un’ora prima degli orari indicati
Biglietto d’ingresso
Intero € 12,00 – Ridotto € 9, 50
Sito web: www.scuderiequirinale.it
Davvero molto interessante questa mostra di un artista che conosco ancora poco. Per fortuna dura per un po’ quindi ho tutto il tempo per organizzare una visita. Grazie per la segnalazione 🙂
Ho letto la biografia di questa pittrice recentemente e l’ho trovata molto interessante è strano vedere come sembra attuale pur essendo vissuta nel secolo scorso questa pittrice era avanti di un secolo….
Ho letto con grande attenzione la storia della sua vita e di quelli dei suoi ritratti significativi. Bello il luogo che ospita i suoi capolavori, grazie della segnalazione
Se non ricordo male ci sono stato una volta alle Scuderie del Quirinale, certo una mostra del genere sarebbe l’ideale per tornarci…
Una mostra tanto attesa sicuramente non me la perderò—-grazie mille delle informazioni dettagliate, come sempre una fonte utilissima di spunti e consigli di viaggio
Grazie mille. Te la consiglio, se ti piace Frida Kahlo è imperdibile. 🙂
Una artista che conosco e amo. mi piace molto la sua arte personalissima, unica… una mostra da visitare certamente. Grazie della info.
Ciao Lucia, grazie per l’articolo bello e completo, è una mostra che mi piacerebbe molto vedere.
Anca c’è tempo fino ad Agosto quindi se hai l’occasione non perdertela. 🙂
Straordinaria la mostra di Frida!
Adoro quest’artista e adoro questa donna che racchiude in sè una personalità e un animo tanto geniale!