Nel racconto delle mirabolanti avventure del Turistolto* non poteva farsi attendere un capitolo ambientato nella Capitale europea della perdizione borghese e della trasgressione conformista.
Il Turistolto prenota il suo volo per Amsterdam su Internet, scegliendo un trasgressivissimo pacchetto volo + hotel. Ricontrolla affannosamente di aver inserito correttamente la data di partenza e quella del rientro prima di cliccare su ‘acquista’, perché l’ansia di dover affrontare un qualsivoglia imprevisto durante il suo viaggio di ribellione e devasto ad Amsterdam lo paralizza.
Su un’altra finestra del browser apre Facebook, con la naturalezza di chi compie il medesimo gesto ogni giorno, più volte al giorno, quasi senza più accorgersene, posseduto da una sorta di pilota automatico per esseri umani assuefatti al mondo Social.
Le parole più ricorrenti nei post su Facebook del Turistolto in partenza per Amsterdam sono quelle che ti aspetteresti venir fuori dalla bocca di un adolescente brufoloso in gita del terzo superiore: cannoni, devasto, troi… ops… “libere professioniste del piacere”. Il Turistolto cerca di tenere una condotta esemplare, anche lessicalmente, almeno sul suo profilo pubblico, ma non sempre ci riesce.
La dote della sintesi gli manca e gli hashtag lo mettono in difficoltà. Il Turistolto sui Social Network si sente claustrofobico, impacciato, ma non rinuncia a condire i suoi status di #amsterdam #viaggi #olanda #canne #coffeeshop e #zoccole. Ma certo che voleva scrivere “zoccoli”. I famosi zoccoli olandesi. Errore di battitura. Capita.
La vita del Turistolto fa invidia ai suoi amici di Facebook, tutta sesso, droga e rock’n’roll (o almeno è così che lui vuole che appaia). Già se lo immaginano ad Amsterdam, con un gigantesco sorriso ebete sul viso, stordito dalle zaffate di fumo che fuoriescono dai coffee shop. Eh sì, il fumo dei coffee shop, quello che anche gli amici di Facebook del Turistolto che sono già stati ad Amsterdam ricordano. Un seducente e ingannevole canto di sirene nebuloso. Uno specchietto per le allodole in forma inalatoria. Una pungente e inconfondibile promessa fumosa di piacere.
Il giorno della partenza arriva. Mesto, con il suo bagaglio a mano pieno di inebrianti sogni di gloria, il Turistolto si reca in aeroporto con il suo gruppo di amici fighi, anzi fighissimi. Vanno tutti ad Amsterdam e tanto basta per sentirsi dei (poco credibili ma convintissimi) giovani rivoluzionari.
Accanto al nostro eroe siedono, in rilassata attesa:
- famiglie con bambini scalmanati,
- due o tre backpackers con zaino megalitico,
- coppie âgée desiderose di vedere il mondo dopo aver raggiunto l’agognata età della pensione,
- un paio di expat italiani che tornano in Olanda dopo essersi abbuffati di lasagne e pizza in previsione di un nuovo periodo di privazioni alimentari,
- solitari uomini e donne d’affari con indice incollato al tablet,
- vari ed eventuali altri gruppi di amici alternativi, fotocopia del gruppo di amici alternativi del Turistolto.
Tutti in partenza per Amsterdam.
Il Turistolto è nervoso. E’ l’ansia da prestazione. Cosa racconterà ad amici e parenti al suo rientro da Amsterdam?
Il desiderio di suscitare invidia lo pervade, il dovere morale di vivere necessariamente un’esperienza esaltante e trasgressiva è pressante, il terrore di non essere all’altezza delle aspettative altrui lo attanaglia. Non vuole fare la figura dello sfigato, quindi canne a volontà (o almeno finché regge, perché il Turistolto non è mai stato né sarà mai un consumatore abituale). Vuole, però, anche darsi qualche aria da turista acculturato e desideroso di esplorare il mondo.
Il Turistolto prende apertamente le distanze dallo stereotipo di turista cafone italiano all’estero. Almeno a parole. Approfitta, quindi, dell’attesa in aeroporto per scandagliare Wikipedia dallo Smartphone e memorizzare qualche banalità su Amsterdam con cui intavolerà discussioni culturalmente stimolanti al suo rientro in patria.
Il Turistolto prende appunti mentali:
- citare Rembrandt e Van Gogh;
- descrivere l’emozione provata visitando la casa di Anna Frank;
- lodare il fascino di canali e ponticelli, ma senza scadere nel cliché;
- lamentarsi della cucina locale, che non può competere assolutamente con quella italiana;
- manifestare invidia per un Paese dove tutti si spostano in bicicletta;
- fare almeno un paio di riferimenti ai capelli biondi degli olandesi;
- alludere alle inenarrabili avventure vissute tra coffee shop e quartiere a luci rosse, ma senza scadere nel volgare.
L’arrivo ad Amsterdam è traumatico.
Il Turistolto non parla Inglese e deve sfoggiare tutta la sua italica sfacciataggine gestuale per chiedere informazioni ai passanti, sperando di farsi capire. Se incontra un suo connazionale, non si fa sfuggire l’occasione di bombardarlo di domande, in cerca di quell’aiuto che gli “Olandesi freddi e distaccati” che descriverà al suo ritorno non sono stati in grado di dargli. A differenza sua, quegli “Olandesi freddi e distaccati” non padroneggiano il creativo linguaggio del corpo del Turistolto, che sembra un mimo impazzito, ma meno divertente.
Alla fine ce la fa. Raggiunge il centro di Amsterdam e, con la sua combriccola di amici alternativi, entra in uno dei coffee shop di cui ha letto su Internet inserendo come chiave di ricerca su Google “coffee shop più famosi di Amsterdam”. Nel 90% dei casi la scelta ricade su uno dei tanti The Bulldog sparsi qua e là per la città, o su Barney’s, o, ancora, sul Green House e sul Dampkring. I McDonald’s dell’erba. Posti super-turistici che, ormai, sono delle vere e proprie attrazioni, tanto quanto Piazza Dam o il Mercato dei fiori.
Inizialmente intimidito e frastornato, il Turistolto prende coraggio e ordina qualcosa di pre-rollato da fumare.
Condivide il suo primo momento di ribellione turistica con gli amici di sempre. Sarà il primo di una lunga serie. Frastornato, confuso e felice, il Turistolto ritorna adolescente. Fa battute sul fatto che “è andato ad Amsterdam per visitare i musei” e genera ilarità nei suoi compagni di viaggio, cosa che gli riempie il cuore di soddisfazione neanche avesse appena tenuto davanti al Lincoln Memorial di Washington il discorso “I have a Dream” di Martin Luther King.
Tra una canna e una risatina nervosa davanti alle vetrine del quartiere a luci rosse, il Turistolto visita, un po’ per senso del dovere un po’ per non fare la figura del cafone italiano in vacanza, le attrazioni principali della città.
Scatta fotografie artistiche con lo Smartphone ai canali. Fissa il più a lungo possibile, con sguardo vacuo, i quadri nel Museo Van Gogh sperando di passare inosservato tra la folla. Rinuncia al Rijksmuseum raccontando a sé stesso, ma soprattutto agli altri, che non ha avuto proprio tempo di visitarlo. Compra una bustina di bulbi di tulipani al Mercato dei fiori da regalare alla mamma. Dato che c’è, va al Museo delle Cere di Madame Tussauds.
Il Turistolto vorrebbe affittare una bici per visitare la città sulla “due ruote” ma ci rinuncia, perché i ciclisti di Amsterdam lo mettono in soggezione.
Non lo ammetterà mai, ma i ciclisti olandesi gli fanno un po’ paura. Ciononostante non riesce ad evitare di camminare sulla corsia riservata alle biciclette, atteggiamento, questo, che lo ha trasformato nel peggior nemico del ciclista medio di Amsterdam. Non lo fa per cattiveria, ma per superficialità, per pigrizia, per faciloneria.
Sa che non dovrebbe, lo sa benissimo, ma irrimediabilmente si ritrova ad intralciare il traffico di biciclette della Capitale olandese e a scatenare le ire dei ciclisti locali. Scampanellano, urlano, ringhiano, lanciano occhiate truci. Ma il Turistolto è incorreggibile e ogni suo atteggiamento involontario da provetto Turistolto contribuisce solo a farlo sentire inadeguato e fuoriposto, anche se fa di tutto per non darlo a vedere.
Mentre passeggia per le strade di Amsterdam, una violenta inquietudine lo assale.
Non è ancora rientrato in Italia e già teme le domande che potranno rivolgergli amici e parenti sul suo memorabile viaggio tra mulini a vento, canali e coffee shop. Deve essere pronto a tutto, deve studiare un piano di azione, perché l’attacco è la miglior difesa.
Prima di rimettere piede sul suolo dell’amata terra natia, il Turistolto decide di aprire la sua inviolata e niente affatto spiegazzata guida Routard (perché, si sa, le Routard sono le migliori guide per i Paesi francofoni, mentre le Lonely Planet battono la concorrenza nel resto del mondo). La tristezza, però, lo pervade quando riesce a leggere solo le prime due pagine della guida, prima di annoiarsi e gettare la spugna.
Sarà quel che sarà. Se qualcuno gli chiederà qualcosa sul suo viaggio ad Amsterdam, sfodererà lo Smartphone e gli mostrerà qualche foto, rigorosamente instagrammata. Poi gli racconterà dei coffee shop, dei tulipani, delle biciclette, delle case con le facciate storte e inclinate, dell’avvenenza delle fanciulle olandesi, della fila davanti alla casa di Anna Frank, dei quadri di Van Gogh e delle troi… ops “ragazze in vetrina” del quartiere a luci rosse.
* Il Turistolto è un personaggio immaginario. Ogni riferimento a persone esistenti o fatti realmente accaduti è del tutto involontario… forse. Tutti almeno una volta nella vita ci siamo sentiti un po’ Turistolti, ma ne siamo venuti fuori decorosamente… forse.
Una di quegli expat italiani che tornano ad Amsterdam dopo un’abbuffata di cibo italiano sono io. 😉 E ti “turistolti” come questi ne incontro tantissimi ogni volta.
Divertente e purtroppo vero. Stesse a casa sua sta gente perché rovinano Amsterdam che è veramente una città bellissima a livello turistico . Io ci sono stato tre volte già. La prima a trovare degli amici. Quando ho scoperto che non era solo la “città delle canne” che tutti descrivono ci sono tornato come turista per ben due volte. La adoro e ho ancora tanto da vedere.
Ciao Marco, sono d’accordo con quello che scrivi. 🙂 Amsterdam è molto sottovalutata, purtroppo.