Diceva Gandhi, non è la ricchezza che rende grande un uomo ma la sua umiltà. Una mia certa visione romantica del mondo mi fa pensare che lo stesso possa dirsi delle Nazioni che, ricordiamolo, nonostante tutto sono fatte da uomini. Possiamo dirlo, senza dubbio, riferendoci al Portogallo, un Paese antico, con una storia monarchica e repubblicana secolare, detentore fino agli anni ‘70 di un vero e proprio impero coloniale, con possedimenti in tutti i continenti.
Un Paese da sempre cosmopolita e poliglotta, crocevia di razze e culture differenti, che ha contribuito a costruire la stessa civiltá europea (l’università di Coimbra, fondata nel 1290, è una delle più antiche), contribuendo ad allargare, letteralmente, i confini del mondo civilizzato.
Un Paese, infine, che oggi si vede per certi versi umiliato dalle cosí dette logiche del mercato globale e da una Unione Europea che, attraverso il rigido controllo della Troika, come é noto sta obbligando i suoi cittadini a sacrifici enormi.
Nonostante questo, la straordinaria dignitá de popolo portoghese (non esente da una certa connotazione fatalista, non solo religiosa), la sua umiltá, la sua millenaria saggezza, conferiscono tutt’oggi un’aria di regalitá al Portogallo che, complici i suoi castelli, i suoi sfarzosi monasteri e le sue bandiere costantemente spiegate dalla brezza atlantica, accoglie il visitatore come se fossimo ancora nel Cinquecento.
Beninteso, si tratta di una regalitá sicuramente un pó decadente, ma che riesce – miracolosamente – a trarre nuovo fascino dalla sua stessa decadenza, come farebbe un ex navigatore dandy e un po’ alticcio che racconta le sue memorie, fatte di viaggi avventurosi, conquiste, scoperte e, naturalmente, passioni.
Il passato, in special modo il passato del Portogallo, é sempre intriso di Saudade, di aristotelica melancolia: quel nostalgico velo trasparente che caratterizza ogni antico sogno di grandezza, ogni viaggio terminato, ogni amore finito; un sentimento dalla “dimensione quasi mistica, come accettazione del passato e fede nel futuro”.
Siì, perché non é di tristezza che il nostro ex navigatore si nutre. Al contrario, man mano che il suo racconto va avanti, abbiamo la sensazione di trovarci di fronte a un’epopea meravigliosa, e finiamo per avere la certezza che il suo lieto fine é proprio questo presente incerto dove, se per qualcuno sta vivendo aldilá delle sue possibilitá, in realtá sta semplicemente godendo di ció che é suo di diritto: una casa, una patria dove descansar, dove riposare dopo tanto navigare.
I suoi occhi sono comunque rivolti al futuro: non c’é Saudade senza speranza, ed é questo, alla fine, che fa dei Portoghesi un popolo tanto fatalista quanto umile. Ne deriva che la storia, forse, non é ancora finita, anzi, certamente non é finita, aspettate ad applaudire, o ancora meglio: non fatelo mai. Venite, semplicemente, a omaggiare questo Paese: visitate il Portogallo, e fatelo con la stessa nobile umiltá con la quale vi accoglie.
A cominciare da Lisbona, la Capitale – una delle mete più visitate del mondo – città Menina e Moça cantante di Fado, perfettamente in equilibrio tra tradizione e modernitá, passando da Sintra, Patrimonio dell’Umanitá, per Coimbra, ancora oggi uno dei maggiori centri universitari d’Europa, e poi da Nazaré, luminoso villaggio di pescatori dalle falesie mozzafiato, fino a Fátima, centro mondiale della cristianitá.
Continuate verso il nord del Portogallo, passando per la boemia cittá di Oporto, detta la “Capitale del nord” per il suo spirito imprenditoriale e la sua vivacitá culturale, e per la fiorita Braga, detta la “Roma portoghese”, per poi scendere di nuovo in direzione sud, fino ad arrivare in Alentejo, regione di surf, frutti di mare e deliziosi vini.
Infine è dovuta una sosta nel caldo Algarve, la regione più meridionale del Portogallo, ricca di spiagge e paesaggi naturali bellissimi, tanto da essere la principale regione turistica del Paese.
Venite, semplicemente, a visitare il Portogallo, a godere del suo clima atlantico, della sua ottima cucina, dei suoi paesaggi, dei suoi monumenti secolari, dell’ospitalitá della sua gente: venite, insomma, ad ascoltare il racconto cantato di questo ex navigatore dandy e un po’ alticcio.
Al momento di andarvene, per quanto siate tentati di farlo, non appaludite, perché di certo non lo apprezzerebbe. Al massimo, fate un inchino.
E Até logo.
Marco Sabatino*
* Palermitano di nascita, vive e lavora nella capitale portoghese da 4 anni. Con lo pseudonimo Mundo Civilizado cura un blog su Lisbona e il Portogallo (dai toni molto meno seri di quest’articolo).