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Come organizzare con successo un blogtour di merda

Come organizzare un blogtour di merda per Travel blogger

Il blogtour di merda è una piaga Social(e).

Non esiste Travel blogger che non abbia partecipato almeno ad un blogtour di merda. Non esiste Travel blogger che non possa, completamente o parzialmente, empatizzare con me mentre scrivo questo post dopo l’ennesimo invito al blogtour di merda di turno.

Mi perdonerete il titolo con annesso turpiloquio ma al solo iniziare ad affrontare il tema “blogtour” mi sale la pressione e le vene sulle tempie iniziano a pulsare.

Devo premettere, per evitare malintesi o errate interpretazioni delle parole a seguire, che io non sono affatto contraria ai blogtour né li trovo eventi sgradevoli, anzi. Appartengo, però, a quell’ormai esiguo gruppo di Travel blogger che si aspetta, nell’avere a che fare con i “professionisti” nel settore dei viaggi e dell’accoglienza turistica, di interagire con persone ed Enti che hanno un approccio “professionale” e serio al blogtour.

Purtroppo, invece, sempre più spesso i cosiddetti “esperti” di Marketing turistico e di Comunicazione online sembrano essere esperti solo nell’arte, a dire il vero abbastanza facile da padroneggiare, di trasformare il blogtour a cui stanno sciattamente lavorando in un blogtour di merda.

Dopo recenti delusioni (per non chiamarle con il nome che si meriterebbero, cioè incazzature-da-tirare-fuori-dal-cofano-il-cric-e-brandirlo-imitando-Thor-con-il-suo-mastodontico-martello) sono giunta alla conclusione che l’esperienza del blogtour analizzata dal punto di vista del Travel blogger potrebbe essere un interessante spunto di riflessione per molti organizzatori di blogtour della Domenica, Social Team improvvisati, Enti del turismo a digiuno di Marketing turistico e finti professionisti del settore “travel”.

Organizzare un blogtour non è cosa semplice, lo comprendo. È, però, semplice organizzare con successo un blogtour di merda.

Ecco alcune regole da seguire alla lettera per invitare dei poveri, malcapitati Travel blogger all’ennesimo, inutile blogtour di merda.

1. Far pagare al Travel blogger albergo, viaggio ed extra

Che alcuni blogger accettino di partecipare gratuitamente ai blogtour, magari perché li trovano un’esperienza originale, dilettevole, talvolta istruttiva, non deve essere una scusa per approfittarne.

Chi organizza un blogtour (non tutti lo sanno) ottiene fondi da Regioni, Comuni, Enti turistici, catene di alberghi o, addirittura, dall’Unione Europea. Per fare incasso senza investire il denaro così ottenuto, i “furbetti del quartierino” invitano un gruppo di blogger a casaccio, li fanno lavorare gratis (perché di lavoro si tratta), ottengono materiale pubblicitario multimediale a costo zero (fotografie, recensioni di strutture, resoconti di viaggio, video, senza contare il preziosissimo lavoro di diffusione sui Social Network) e hanno anche la faccia tosta di chiedere ai poveri malcapitati di pagarsi albergo, ristoranti ed extra (rigorosamente strutture e attività scelte dagli organizzatori). La mia risposta è: “No, grazie” (anzi, il “grazie” me lo risparmio per occasioni più appropriate!).

Io che pago di tasca mia i miei viaggi, i ristoranti dove vado, gli hotel dove mi fermo a dormire, tutti gli annessi e connessi, scelgo dove andare e quanto spendere. E non mi faccio obbligare a fare pubblicità gratis, magari dopo aver ricevuto un trattamento discutibile. Se devo pagare, vado dove dico io, scelgo hotel e ristoranti, pianifico l’itinerario secondo i miei gusti, parto quando mi è più comodo e con chi voglio, quindi l’invito all’ennesimo blogtour di merda spacciato per l’esperienza della vita è declinato. Addio.

Come organizzare un blogtour di merda per Travel blogger

2. Pianificare in maniera superficiale il tour (o non pianificarlo affatto)

Un blogtour dovrebbe essere un’attività pianificata in maniera tale da offrire ai Travel blogger un’esperienza ricca, divertente e quanto più possibile istruttiva. L’obiettivo dovrebbe essere la presentazione del territorio o della città attraverso i suoi luoghi più affascinanti, le sue eccellenze eno-gastronomiche, le sue peculiarità a livello turistico, i suoi itinerari meno conosciuti ma ricchi di charme, i suoi eventi più celebri.

Se vuoi organizzare un impeccabile blogtour di merda, pianifica in maniera superficiale l’itinerario e fa sì che i blogger si sentano trattati come dilettanti allo sbaraglio. O, peggio ancora, limitati ad invitare gli sfortunati Travel blogger e poi lavatene le mani. E con questo veniamo al punto successivo…

3. Abbandonare il Travel blogger a sé stesso

Ancor peggio di errare nell’organizzazione del blogtour è il vero e proprio abbandono dei malcapitati Travel blogger alla loro triste sorte. Della serie, ti ho invitato, ti metto a disposizione un albergo (forse), adesso veditela da solo e, ovviamente, ricordati di parlare bene delle strutture selezionate e del mio territorio.

Allerta blogtour di merda: livello massimo!

Come organizzare un blogtour di merda per Travel blogger

4. Fare una selezione dei blogger seguendo la regola dell’ando’ cojo, cojo

Se ti stai chiedendo come fare ad invitare dei Travel blogger ad un blogtour di merda da manuale puoi sfruttare questo modello di e-mail.

“Gentile blogger (resta sul vago), ho letto il tuo blog di viaggi (non citare il blog e fingi di averlo letto), lo trovo davvero interessante (resta sul generico e menti spudoratamente) e vorrei invitarti al blogtour che sto organizzando.”

Copia, incolla e invia a 200 indirizzi e-mail recuperati a caso nella Rete. Per la regola dell’ando’ cojo, cojo qualcuno risponderà e accetterà, in genere blogger alle prime armi spinti dalla voglia di provare l’esperienza del blogtour o dall’ingenuità.

Se proprio vuoi azzardare, aggiungi anche il mantra degli organizzatori di blogtour di merda in conclusione all’e-mail: “per questo progetto non è previsto budget”.

Come organizzare un blogtour di merda per Travel blogger

5. Fare i tirchi

La menzogna, sfacciata tra l’altro, che per l’organizzazione di un dato blogtour non sia previsto un budget è solo la punta dell’iceberg.

E’ ovvio che, per incassare il più possibile, in particolare le agenzie e i soggetti specializzati nell’organizzazione dei blogtour cerchino di spendere il meno possibile: massimo rendimento, minimo sforzo (pecuniario). Ebbene, fare i tirchi è un’ottima maniera per dare vita ad un blogtour di merda.

6. Offrire al blogger un’esperienza totalmente irrealistica rispetto a quella offerta ad un normale viaggiatore

Oltre ai tirchi c’è, poi, anche chi vuole strafare. Offrire ai Travel blogger hotel 5 stelle, suite costosissime, spa extra-lusso, ristoranti per palati altolocati, ingressi ad eventi esclusivi o attività che i turisti “normali” non possono permettersi è davvero il modo migliore per presentare un territorio o una città? Come in molti altri ambiti della vita, in medio stat virtus.

A cosa serve pubblicizzare servizi, luoghi e attività che non sono accessibili, attrattivi né interessanti per il turista medio? Se vuoi fare il figo a tutti i costi, hai sbagliato mestiere. Mai pensato ad una carriera nel trash-rap?

Come organizzare un blogtour di merda per Travel blogger

7. Fare pressioni al blogger su cosa scrivere, raccontare, fotografare

Non c’è nulla di più deprecabile di un organizzatore di blogtour (di merda) che ti fa pressioni per raccontare la tua esperienza di viaggio a modo suo. Se vuoi entrare di diritto nella schiera di coloro che organizzano blogtour di merda adotta uno dei seguenti, odiosi comportamenti:

  • costringi il blogger a fare pubblicità alle strutture;
  • obbliga il blogger a raccontare la sua esperienza entro una data prefissata;
  • imponi al blogger di fornirti (gratuitamente) foto, testi e video riguardanti il blogtour;
  • poni vincoli e regole su cosa il blogger può o non può scrivere;
  • esorta di continuo (prima, durante e dopo il blogtour) il blogger a twittare, usare hashtag specifici, instagrammare, condividere su Facebook, Pinterest e Google+ aggiornamenti e foto.

Se sei così competente nell’area del Travel blogging, perché ricorrere ad intermediari? Il blogtour (di merda) raccontatelo da solo!

Come organizzare un blogtour di merda per Travel blogger

8. Trattare il blogger come se fosse un ignorante in materia di viaggi, Marketing turistico e Comunicazione online

Il classico passo falso di chi si appresta per la prima volta a lavorare con dei Travel blogger per organizzare un blogtour senza averne le competenze è trattare i poveri sventurati come degli emeriti imbecilli.

Non vorrei darti una notizia che potrebbe turbare la tua sana, beata inettitudine, ma i Travel blogger, che i viaggi li fanno, li vivono e li raccontano in maniera indipendente, ne capiscono abbastanza del settore e alcuni di loro potrebbero indisporsi nel ricevere un trattamento da “ignoranti in materia”.

Come organizzare un blogtour di merda per Travel blogger

Chi si è guadagnato sul campo (la meritocratica Rete) un po’ di fama e i tanto agognati followers che fanno di lui un ambito web influencer (ragion per cui tu vuoi invitarlo al tuo blogtour di merda), non accetta facilmente di vedersi sfruttato e, per giunta, trattato da incompetente.

Un Travel blogger come minimo parla Inglese (e/o altre lingue). Nella maggior parte dei casi, inoltre, è, nell’ordine, preparato in materia di: SEO, CSM, Editing, Copywriting, Storytelling, Fotografia digitale, Fotoritocco, Videomaking, Videoediting, Marketing online, Comunicazione online, Social Media Marketing e Marketing turistico. Senza citare chi possiede Lauree, Master e specializzazioni varie.

Come organizzare un blogtour di merda per Travel blogger

Vogliamo poi non sottolineare l’esperienza acquisita sul campo? Ce n’è davvero bisogno?!

Conta fino a 10 prima di trattare un Travel blogger con sufficienza e spocchia, magari adducendo scuse del tipo “non esiste la professione di blogger” oppure “chi blogga lo fa per hobby, non per lavoro”. Se sei di questo pensiero, al tuo blogtour di merda puoi tranquillamente invitare i “professionisti” di cui con tanta facilità decanti le lodi. Eppure continui a contattare ed invitare i Travel blogger, chissà come mai…

Come organizzare un blogtour di merda per Travel blogger

22 Comments

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    • Grazie Serena! 🙂 A volte, sulla questione blogtour, penso che “non ci resta che piangere”… ma ho deciso di prenderla con un po’ di ironia (e, volutamente, con un tono provocatorio che spero non venga letto nella maniera sbagliata). Sono convinta che ci sono anche tante persone, enti e agenzie che lavorano bene, ma tutti gli altri andrebbero “educati” anche da noi blogger. Magari questo post sarà di spunto anche alla categoria. 😉

  1. Ciao Lucia,
    devo ammettere che, nonostante la mia opinione contraria verso i blog tour, ho letto con piacere questo tuo testo e particolarmente apprezzato le foto-video assolutamente attinenti!
    Ad ogni modo, i punti direi che sono oltremodo azzeccati!

    • Ciao Liz, grazie di essere passata. 🙂 Beh, io non sono a priori contraria ai blogtour ma ho la sensazione che ormai quelli fatti bene, seri, con un preciso obiettivo di promozione turistica, siano davvero pochissimi. Diciamo che tutto ciò che gira intorno ai blogtour organizzati tanto per mi sta facendo cambiare idea sulla loro reale utilità.

  2. Divertente e saggia come sempre. Aggiungo quello secondo me più in voga e non solo nell’organizzazione dei blogtour, noto anche come “far le nozze coi fichi secchi” cioè non aver un centesimo da investire in un progetto e pensare di poter fare un evento coi fiocchi. Di solito ricorrendo a manovalanza a gratis ( leggi: stagisti), scambi di favori,improvvisazione, illusionismo e giochi di prestigio. 😉 ignobili.

    • “Far le nozze coi fichi secchi” non lo avevo mai sentito, ma rende bene, anzi benissimo, il concetto! Purtroppo noi blogger siamo vittime di questo pressappochismo e di questa mancanza di professionalità. Devo concordare al 100% con te! Lo sfruttamento degli stagisti e della manovalanza a costo zero (o quasi), lo sappiamo bene, in Italia è un problema serio e una pratica (purtroppo) diffusissima, anche nel campo dei blogtour. Che tristezza, Elena! 🙁

  3. Purtroppo è vero: c’è sempre gente che tende a trattarti come un imbecille. Comunque BRAVA!!! Bello quest’articolo dei blogtour di merda ha detto la sacrosanta verità, purtroppo. Mi sa che che condividerò l’articolo, che non è di merda! Anzi!!!

    • Grazie Nico. Diciamo che sono arrivata all’esasperazione con questa storia dei blogtour. 😉 Comunque meglio prenderla con filosofia… In fondo molti blogger accettano e sono liberissimi di farlo. Mi piace pensare che pian piano anche noi del settore “travel” riusciremo a fare gruppo compatto e a cambiare il modo di pensare (da sfruttatori) degli organizzatori di blogtour e di altri fantomatici “professionisti” del settore. Penso positivo. 😀

  4. Ciao Lucia, ho letto con il sorriso (e anche qualche sana e divertente risata) il tuo post! Perchè poi alla fine c’è ancora chi (enti turistici, pubblica amministrazione che assieme agli “organizzatori” ti hanno invitato al blogtour) dice: ma tu sei un blogche? Cioè sei un giornalista? Cioè ma alla fine cosa faresti?….
    🙂 ma suvvia prendiamola con un sorriso, sperando in tempi migliori.
    Come dici tu quelli seri e fatti bene sono veramente pochi…se ne accorgeranno :)…forse!
    Bel post!
    Cri

    • Ciao Cristina, purtroppo c’è ancora chi crede che la quantità sia meglio della qualità. Io non sono una di queste persone. Sono fermamente convinta che andare a 100 blogtour, a prescindere da che tipo di blogtour si tratti o se sia organizzato in maniera adeguata o meno, sia inutile. Sempre se a guidare questa scelta non è lo scrocco! Io penso che la qualità, in ogni campo, conti e sono convinta che i lettori la apprezzino. Se enti, organizzatori di blogtour, strutture turistiche lo capissero, il settore intero ne trarrebbe vantaggio.

  5. ahahah, bellissimo, grazie della dritta. Vuol dire che se mai mi invitassero, cosa che non credo dato il numero dei miei followers, saprò cosa rispondere!

    • Beh, se qualcuno ti invita ad un blogtour solo perché hai un tot. di followers, magari senza aver letto neanche una riga di quello che scrivi, di certo è un organizzatore di blogtour di merda. Quindi, meglio così! Puntiamo sulla qualità, più che sul numero di seguaci (magari comprati!)… È meglio! Un saluto, Enrico, e grazie di essere passato a trovarmi.

  6. Ciao Lucia, ho letto con molto interesse e simpatia il sopracitato post, si capisce che il tuo e uno sfogo sincero di una persona che crede in quel che fa’, mettendoci un sacco di passione, sacrificando a volte il proprio tempo libero.
    La riflessione alla quale sono giunto (che poi questo articolo lo si puo’ allargare su tutti i campi lavorati), che la gente non e stupia nn lo ero quando ero ragazzo negli anni 70 e nn lo e adesso…una persona “dotata di ratio” capisve cosa e buono e cosa no….magari viene anche bidonata…io dai bidoni negli anni ho imparato ad incazzarmi meno, e a ringraziare..perche’ ho imparato…..e poi Lucia la professionalita’ paga sempre tu vai avanti su questa strada che vedrai che i ridultati, magari tarderanno ad arrivare…ma arriveranno…eccome.
    Ciao Marco
    Ps..la passione non si insegna e tune hai da vendere!!!!

  7. Io ho iniziato creando un sito sui miei viaggi, soprattutto per me stessa per tenerlo come diario, poi mesi fa ho iniziato a scrivere su un blog perchè più facile da gestire. Quando vedo i travel bloggers partecipare a questi blogtour provo invidia ma leggendo ciò che hai scritto penso che tu abbia ragione. Certo questi eventi permettono di conoscere altri bloggers e di convidere esperienze ma se sono mal organizzati meglio evitarli.

  8. Volevo organizzare un blogtour. Interessante questi articolo ?… un saluto… se vuoi farmi da consulente nella organizzazione ho un budget ?

    • Felice di essere stata utile. 🙂 E grazie di essere passato a trovarmi. Già che ti stai informando, é positivo. Sono sicura che il tuo blogtour sarà fantastico! Se c’è impegno, voglia di fare le cose bene e desiderio di promuovere davvero un territorio, di certo il blogtour darà i suoi frutti, senza sminuire o “sfruttare” i blogger. In bocca al lupo!

  9. Divertente da leggere quanto deprimente pensando alla realtà dei fatti
    Ormai TUTTI vogliono Sfruttare (con la S maiuscola) i blogger anche se alle loro spalle li descrivono come degli inetti.
    Servono regole precise, perchè il travelblogger dev’essere tutelato… come ogni altro lavoratore

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